L’importanza dei LEA

I Livelli essenziali di assistenza
I Livelli essenziali di assistenza

Diverse associazioni lamentano il mancato aggiornamento dei Lea, vale a dire i Livelli essenziali di assistenza, sebbene il Ministero della Salute abbia già promesso la definizione della nuova lista entro il mese di giugno nell’ambito del Patto per la salute. I Lea, al di là delle polemiche degli ultimi tempi, rappresentano un segmento importante all’interno del Servizio sanitario nazionale (SSN) in quanto costituiti, come si legge nel sito del Ministero della Salute, “dall’insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni erogati a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza”.

Il valore

Il concetto alla base dei Lea recepisce il carattere valoriale già previsto dalla Costituzione, che all’Articolo 32 afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Ma si tratta anche del completamento di una serie di normative introdotte dal 1978 in poi che contempla i “livelli di prestazioni sanitarie che devono essere garantiti a tutti i cittadini”.
“I Lea – spiega ancora il Ministero della Salute – sono stati definiti a livello nazionale con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, entrato in vigore nel 2002. La riforma del titolo V della Costituzione ha poi previsto per le Regioni la possibilità di utilizzare risorse proprie per garantire servizi e prestazioni aggiuntive (ma mai inferiori) a quelle incluse nei Lea. Questo comporta che i Lea possano essere diversi da Regione a Regione (fermo restando che quelli definiti a livello nazionale vengono garantiti in tutto il territorio italiano)”. Ed è qui che sorge una prima criticità, dovuta alla discrepanza talvolta resa evidente dai diversi servizi offerti dalle singole Regioni. Le prestazioni incluse nei Lea riguardano l’assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, l’assistenza distrettuale (ovvero tutte le attività e i servizi che si trovano nel territorio, ad esempio l’assistenza sanitaria di base farmaceutica erogata direttamente o attraverso le farmacie territoriali), l’assistenza sanitaria (pronto soccorso, degenza ordinaria, day hospital…). Oltre a queste tre macroaree, alcune fattispecie rientrano di diritto nella casistica dei Lea. Tanto per rendere l’idea: invalidi, soggetti affetti da malattie rare e da fibrosi cistica, nefropatici cronici in trattamento dialitico, soggetti affetti da diabete mellito, soggetti affetti da Morbo di Hansen, cittadini residenti in Italia autorizzati alle cure all’estero. “Fino a quando i Lea rimarranno alla base del nostro sistema sanitario – si legge nel sito del Ministero –, nessuno potrà essere escluso dalle cure perché troppo anziano o bisognoso di prestazioni troppo costose, perché dedito a comportamenti nocivi alla salute, troppo povero o, paradossalmente, troppo ricco: un reddito elevato può, al limite, giustificare la corresponsione di un ticket, ma non l’esclusione dal diritto all’assistenza”. Il Ministero della Salute, inoltre, chiarisce il problema dei lunghi tempi di attesa per le principali prestazioni di diagnostica e per alcune prestazioni chirurgiche: “È presente – spiega – in tutti gli Stati dove esiste un sistema sanitario universalistico che offre un livello di assistenza avanzato; è tra le criticità alle quali i cittadini prestano la maggiore attenzione. L’abbattimento di tali tempi è uno degli obiettivi prioritari del SSN, per il raggiungimento del quale sono impegnati tutti i livelli istituzionali”.

Scenari

Verso la fine di gennaio, attraverso la diffusione di una nota ufficiale, la ministra Beatrice Lorenzin ha illustrato i tempi per la compilazione dell’aggiornamento dei Lea. In quell’occasione, infatti, veniva annunciato “l’accordo sul Fondo 2014-2016 che garantisce l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza con la definizione della nuova lista entro il prossimo 30 giugno. È stato trovato l’accordo sull’impianto complessivo della norma, sul concetto di spending review interna, finalizzato al miglioramento del sistema sanitario”.