La spesa per l'ICT in sanità

Anche nella sanità digitale l'Italia è fanalino di coda quanto ad investimenti nell'innovazione
Anche nella sanità digitale l’Italia è fanalino di coda quanto ad investimenti nell’innovazione

Sanità digitale, quanto si investe: una ricerca

Quello italiano è un Sistema Sanitario tra i meno costosi d’Europa (3.012 dollari di spesa sanitaria pro capite, oltre un terzo inferiore alla media dell’area Euro). Nel  Paese più vecchio d’Europa, dove la qualità delle prestazioni sanitarie erogate é di molto inferiore rispetto alla media europea, la spesa tecnologica in sanità continua a essere tagliata.

A lanciare dati poco confortanti è l’Osservatorio ICT in sanità, che a Milano ha presentato i risultati della ricerca 2014 dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano

La ricerca è basata su un’analisi empirica che ha coinvolto circa 300 attori tra CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari, Direttori Sociali, Medici Specialisti, Referenti Regionali e1001 cittadini rappresentativi della popolazione italiana.

Nel dettaglio, la spesa ICT è così ripartita tra i diversi attori del Sistema Sanitario Nazionale:

–    800 milioni di euro sono spesi dalle strutture sanitarie

–    295 milioni di euro sono spesi direttamente dalle Regioni

–    60 milioni di euro sono spesi dagli oltre 47.000 Medici di Medicina Generale (pari a 1.276 euro per medico)

–    19 milioni di euro è la spesa ICT del Ministero della Salute.

La Cartella Clinica Elettronica, con una spesa complessiva di circa 58 milioni di euro, rappresenta il principale ambito su cui le Aziende sanitarie hanno destinato le risorse economiche, con una crescita prevista per il 2014 superiore all’8%. Il livello di utilizzo delle funzionalità però è ancora parziale, così come la loro diffusione a livello di intera struttura.

Il secondo ambito più rilevante per entità di spesa riguarda i Sistemi di front-end al cittadino, su cui nel 2013 l’81% delle aziende ha effettuato una spesa per un valore complessivo di circa 38 milioni di euro. Il terzo è rappresentato dalle soluzioni ICT per la gestione amministrativa e delle risorse umane, per cui l’82% delle strutture sanitarie ha speso complessivamente circa 38 milioni di euro.

Tra gli ambiti al momento più marginali per entità di spesa, si trovano le soluzioni di Mobile Health e le soluzioni per l’assistenza domiciliare e la medicina sul territorio (il 36% delle aziende ha dedicato 10 milioni di euro).

Tra i servizi più diffusi già erogati in modalità condivisa, ci sono le iniziative per l’erogazione di servizi al cittadino e al territorio come CUP e piattaforme di Tele-assistenza (31%), seguite dai servizi di connettività per e tra gli Enti (22%).

Eppure l’indagine indica come le informazioni reperite online sono giudicate dai cittadini meno affidabili rispetto alla parola del medico. Per quanto riguarda i servizi più utilizzati l’ampia diffusione di app in ambito sanitario e la consultazione delle informazioni sanitarie tramite dispositivi mobili indicano come le applicazioni Mobile si stanno sempre più diffondendo come importante canale comunicativo.

L’approccio dei medici di famiglia all’ict in sanità

I medici di Medicina generale invece usano sempre più smarthone e tablet.

L’indagine realizzata in collaborazione con la FIMMG e Doxapharma rileva che il 61% dei medici utilizza un PC portatile per svolgere la propria professione al di fuori dello studio, il 51% uno smartphone e il 35% un tablet che vengono utilizzati per l’invio di certificati di malattia online. Sono interessanti anche i dati provenienti dai cittadini: il 42% ha fruito di almeno un servizio digitale in ambito sanitario nell’ultimo anno, con un incremento del 7% rispetto al 2013. I servizi più usati sono le app su salute e benessere (il 16% li ha utilizzati almeno una volta nell’ultimo anno), il download dei referti medici (14%), l’accesso via mobile a informazioni sui servizi di un azienda sanitaria (12%) e lo scambio di mail con il proprio medico di medicina generale (12%). Risulta basso invece il livello di utilizzo legato a strumenti di tele monitoraggio (5%).