Effetti della spending review in sanità

Spending review
Spending review

Più liste d’attesa per i cittadini e meno personale negli ospedali

Gli effetti della spending review in sanità si fanno sempre più pressanti sui cittadini. I tagli imposti finora dalle ripetute manovre e le misure previstehanno avuto ricadute sui servizi sanitari in termini di qualità, accessibilità e sicurezza. Il 45,3% delle segnalazioni giunte al Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva nel 2013, è relativo a tempi di attesa molto lunghi e rinvii di attività programmate a causa di mancanza di protesi, by pass, frese, fili per suture, farmaci (30,8%); macchinari rotti da lungo tempo (26,9%); personale insufficiente (23,1%) e sale operatorie inagibili/indisponibili (19,2%). Ancora, il 37,3% delle segnalazioni fa invece riferimento a problemi inerenti l’assistenza ospedaliera.

Una ricerca sul tema

Stesse criticità confermate anche dal sondaggio condotto su un campione di 1438 attori della salute appartenenti a 15 Organizzazioni di professionistiIl 72% dei professionisti sottolinea che è in atto una vera e propria riduzione della qualità dei servizi; il 65,3% rileva un forte aumento dei tempi di attesa ed il 61,7%, un marcato aumento dei rischi per la sicurezza. In particolare, l’81% del campione intervistato conferma che i tagli previsti dai diversi provvedimenti impattano molto sul proprio operato quotidiano: il 62% sulla mancanza di personale adeguato per la pratica clinica, il 56,4% sulla mancanza di personale che garantisca il rispetto dei turni di lavoro, il 53% sui vincoli per l’assunzione di scelte strategiche, il 45,% sulle limitazioni nella scelta della terapia/cura più appropriata. Le figure professionali maggiormente colpite: infermiere (87,6%), chirurgo (82,3%) e medico di laboratorio (84,1%). Infine, per il 70,5% dei professionisti i tagli hanno impattato molto sulla diagnostica per immagini, diagnostica di laboratorio e prestazioni interventistiche, in termini di appropriatezza (48,3%), approvvigionamento (48,5%) e qualità del dispositivo medico (37,6%). E’ quanto emerso da un’indagine civica realizzata dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva con il contributo non condizionato di Assobiomedica.

Le proposte del Tribunale dei diritti del malato e di Cittadinanzattiva

Il  Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva ha stilato 10 proposte per recuperare risorse in sanità:

1. prevedere un unico assessorato regionale alla salute e alle politiche sociali, in modo da recuperare risorse e promuovere una reale integrazione socio-sanitaria delle politiche pubbliche;

2. aggredire le esistenti duplicazioni di centri decisionali, funzioni e strutture: assorbono risorse indebitamente, penalizzano l’equità di accesso e rallentano l’accesso ai servizi per i cittadini. È il caso ad esempio delle Commissioni Regionali del Farmaco che ripetono analisi già svolte dall’Aifa, dei “reparti fotocopia” o dei “primariati” inutili;

3. revisionare e aggiornare il Nomenclatore Tariffario dei Presidi, delle Protesi e degli Ausili. Oggi il prezzo rimborsato dal Ssn per alcuni dispositivi medici è maggiore rispetto all’acquisto fatto privatamente;

4. prevedere nell’ambito degli iter di riconoscimento dell’invalidità civile e Legge 104/92 un unico momento di accertamento medico legale integrato con medici Asl e Inps, eliminando gli attuali ulteriori 2 momenti di accertamento e al fine di contenere i relativi costi (“gettoni presenza”;

5. spendere bene le risorse a disposizione per ciò che serve realmente ai cittadini, attraverso l’utilizzo di strumenti rigorosi di rilevazione del fabbisogno reale e l’implementazione di un sistema unitario di Health Technology Assessment (HTA) che coinvolga le associazioni di cittadini e pazienti;

6. coordinare e “strategizzare” a livello nazionale e regionale gli investimenti per l’informatizzazione del Ssn, al fine di utilizzare al meglio le risorse disponibili, superare l’attuale frammentazione dei sistemi informativi nazionali, regionali e aziendali, nonché garantire la loro interoperabilita’;

7. allargare e promuovere maggiormente modalità di centralizzazione degli acquisti anche a prodotti e servizi come: comunicazione istituzionale, servizi elisoccorso, materiali di consumo per uffici, rifiuti ospedalieri, servizi assicurativi, servizi di pulizia;.

8. potenziare le politiche di prevenzione del Ssn, utilizzando interamente a questo scopo il 5% del Fondo Sanitario (si spende in media il 4,2%), ad esempio livellando al rialzo le performance regionali relative al tasso di adesione dei cittadini ai programmi organizzati di screening in campo oncologico, alle vaccinazioni e promuovendo i programmi di prevenzione primaria;

9. migliorare l’organizzazione dei servizi. Promuovere la definizione e l’implementazione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) al fine di migliorare la qualità dell’assistenza, l’appropriatezza delle prestazioni e il miglior utilizzo delle risorse. Potenziare l’assistenza al domicilio in tutte le sue forme, per ridurre ricoveri inutili o inappropriati e migliorare, contestualmente, la qualità del servizio per le persone;

10. promuovere politiche volte ad aumentare l’aderenza terapeutica, l’utilizzo dei farmaci equivalenti, nonché l’utilizzo di farmaci biosimilari garantendo su tutto il territorio nazionale il rispetto delle indicazioni fornite su questo specifico ambito dall’Aifa attraverso il relativo position paper.