I costi dell’assistenza privata

I costi dell'assistenza privata
I costi dell’assistenza privata

La difficoltà del servizio sanitario nazionale nel garantire i servizi pesa sempre di più sulle famiglie

I costi del ricorso all’assistenza privata in Italia sono molto alti e in crescita. Quasi diecimila euro in media all’anno – per la precisione 9.704 euro – per la badante; 17.435 euro per il pagamento della retta della struttura residenziale o semiresidenziale che accoglie il malato cronico; 1.233 euro per le spese di viaggio per cura; 1.029 euro per l’alloggio; 737 euro per l’acquisto di farmaci. I costi provati per l’assistenza dei malati cronici sono in aumento e gravano sempre più sulle famiglie a causa delle crescenti difficoltà del Servizio sanitario nazionale nel garantire l’accesso ai servizi in tutte le Regioni. I dati arrivano dal XIII Rapporto sulle politiche della cronicità presentato dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva.

Le rinunce alle cure

Di conseguenza, il 53% dei malati rinuncia alla riabilitazione, il 41% ai farmaci non rimborsati, il 44% ai parafarmaci, il 29% alla badante, il 47% all’assistenza psicologica, il 35% all’assistenza domiciliare, il 26,5% alle cure odontoiatriche e il 17,6% ad andare in strutture residenziali e semiresidenziali. Per quanto riguarda gli esami diagnostici, dall’indagine risulta che 4 malati cronici su 10 denunciano difficoltà ad accedere a questi esami a causa del ticket e che non tutti gli esami necessari per il controllo della patologia risultano coperti dall’esenzione (34,5%), mentre per altri esami (12,9%) l’esenzione esiste, ma ormai sono stati superati da esami più innovativi.

 La copertura sanitaria è davvero per tutti?

Ogni anno 100 milioni di persone superano la soglia della povertà per pagare le assicurazioni sanitarie. Eppure il diritto alle cure per tutti, indipendentemente dal Paese di nascita, indipendentemente dalla possibilità di potersi pagare o meno un’assicurazione sulla salute e indipendentemente dal conto in banca, affinché del diritto alla salute possano davvero godere tutti i cittadini del mondo è uno dei punti chiave dell’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo l’Oms sono in particolare 10 le questioni da evidenziare su questo argomento.

1. Tutti i cittadini, in quanto tali, dovrebbero poter essere curati indipendentemente dal pagamento di assicurazioni sulla salute e indipendentemente dal proprio ceto economico: la copertura sanitaria mondiale assicura a tutte le persone l’utilizzo dei servizi sanitari, anche a quelle che non possono permettersi di pagarseli.

2. Tutte le persone dovrebbero avere accesso ai servizi sanitari essenziali senza doversi allontanare dal proprio Paese. Attualmente, invece, ci sono ampie variazioni nella copertura dei servizi sanitari di base tra Paese e Paese: basti pensare che in alcune realtà meno del 20% dei parti è assistito da un operatore sanitario qualificato, rispetto a quasi il 100% di altre nazioni.

3. Ogni anno 100 milioni di persone superano la soglia della povertà per pagare le assicurazioni sanitarie: per ridurre tali rischi finanziari si potrebbe adottare il sistema – utilizzato in Paesi come la Thailandia – basato su un mix di imposte (il cui ricavo viene poi impiegato dal sistema sanitario nazionale) e di contributi per le assicurazioni sanitarie.

4. Il modo più efficace per assicurare una copertura sanitaria universale ed efficace è far sì che i costi vengano suddivisi all’interno di tutta la popolazione: in un meccanismo di questo tipo le persone versano contributi obbligatori attraverso la tassazione e/o le assicurazioni dando vita a un fondo monetario per la sanità da cui possono poi attingere in caso di malattia indipendentemente da quanto inizialmente versato.

5. Tutti i Paesi, anche i più ricchi, sono continuamente alla ricerca di fondi per l’assistenza sanitaria perché hanno difficoltà a tenere il passo con l‘aumento dei costi dei progressi tecnologici e con l’aumento della longevità.

6. Nel 2010 79 Paesi dedicavano alla salute meno del 10% della spesa pubblica. Questo significa che i governi devono dare maggiore priorità alla salute nei bilanci nazionali: il loro sostegno finanziario è fondamentale per sostenere la copertura universale a lungo termine. Tanto per fare un esempio, spiegano dall’Oms, se i paesi dell’Unione africana aumentassero al 15% la percentuale di spesa pubblica dedicata alla salute avrebbero 29 miliardi di dollari  in più all’anno da poter investire in questo settore.

7. Tutti i Paesi possono migliorare i meccanismi di riscossione delle imposte per aumentare le entrate per la salute: tra questi, possono sicuramente essere presi in considerazione l’introduzione di tasse sulla vendita di tabacco e alcol.

8. Attualmente solo otto dei 49 paesi più poveri del mondo hanno qualche possibilità di finanziare una serie di servizi di base con le proprie risorse interne: è dunque vitale per questi Paesi – e ancor più per gli altri 41 che presentano maggiori difficoltà – un supporto – anche di una certa entità – che arrivi dall’esterno.

9. A livello globale il 20-40% delle risorse per la salute viene sprecato. Tra le cause principali di questo stato di cose c’è la demotivazione dei lavoratori, la duplicazione dei servizi e un inadeguato o eccessivo uso di farmaci ed esami.

10. Tutti i Paesi possono fare di più al fine di procedere verso una copertura sanitaria universale. Per ora, l’Oms ha intanto sviluppato un piano d’azione per sostenere strategie di finanziamento della sanità nei Paesi in via di sviluppo.