Big data e sanità

 

Big Data e sanità
Big Data e sanità

La complessità dei dati sanitari

Il rapporto tra Big data e sanità potrebbe diventare sempre più importante. I big data sono «grandi volumi di dati ad alta velocità, complessità e variabilità che richiedono tecniche e tecnologie avanzate per la raccolta, immagazzinamento, distribuzione, gestione e analisi dell’informazione». Così li definisce un rapporto consegnato al Congresso degli Stati Uniti nell’agosto del 2012. Il settore sanitario è uno di quelli che storicamente ha generato la maggior quantità di dati I motivi sono molti, come la tenuta dei registri, la conformità e i requisiti normativi e la cura dei pazienti. L’attesa per i prossimi anni,  è che questa grande quantità di dati, una volta interpretati, possa implementare tutta una serie di attività, dal miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria con concomitante riduzione dei costi, al supporto delle decisioni cliniche, sorveglianza delle malattie, e gestione della salute pubblica. «Alcuni rapporti affermano che i dati del sistema sanitario degli Stati Uniti da soli hanno raggiunto, nel 2011, 150 exabyte. A questo ritmo di crescita raggiungeranno presto lo zettabyte (1.021 gigabyte) e poco dopo lo Yottabyte (1.024 gigabyte)» spiegano su Health Information Science and Systems due ricercatori della Graduate School of Business, Fordham University di New York, in un lavoro pubblicato nel 2014. Nel settore sanitario siamo di fronte a una serie di dati complessi dal volume enorme. La cui difficoltà principale nell’interpretazione risiede sia nell’impossibilità di usare strumenti tradizionali per analizzarli, sia nella diversità dei tipi di dati e nella velocità con cui devono essere gestiti. Tutto ciò che riguarda l’assistenza sanitaria del paziente e il suo benessere va a rimpinzare il calderone dei big data nel settore sanitario, dai dati provenienti dai sistemi di supporto alle decisioni cliniche (note e prescrizioni scritte del medico, dati di laboratorio, farmacia, assicurazioni e altri dati amministrativi), ai dati delle cartelle cliniche elettroniche e quelli generati dagli strumenti (come per esempio il monitoraggio dei parametri vitali) ma anche i messaggi di social media, blog , aggiornamenti di stato su Facebook e altre piattaforme, e le pagine web.

 Opportunità che provengono dai dati

Questa grande mole di dati rappresenta per gli scienziati un’opportunità unica. Analizzarli e scoprire associazioni, creare modelli e comprendere tendenze può infatti migliorare l’assistenza, salvare vite umane e ridurre i costi. Possono permettere di sviluppare diagnosi e trattamenti più approfonditi, con un miglioramento della qualità delle cure e una riduzione dei costi. Per esempio analizzando le caratteristiche del paziente e i costi e gli esiti delle cure, è possibile identificare il trattamento migliore dal punto di vista economico e clinico. O ancora analizzando i profili dei pazienti è possibile individuare quei soggetti che necessitano di cambiamenti di stili di vita in via preventiva. Su larga scala si può monitorare l’andamento e la diffusione di una malattia per formulare previsioni e fissare interventi di prevenzione e supporto. Infine dall’insieme di diversi dati si possono identificare i pazienti per l’inclusione in studi clinici, e così via. Secondo una stima della società McKinsey l’analisi dei big dati potrebbero far risparmiare agli Stati Uniti, circa 300 miliardi di dollari all’anno per l’assistenza sanitaria, due terzi dei quali attraverso la riduzione di circa l’8% della spesa sanitaria nazionale.