Il boom delle app per la salute

 

È l'era dell'mHealth.Oltre 165 mila app  dedicate alla salute
È l’era dell’mHealth, oltre 165 mila app
dedicate alla salute

Il dato sul boom delle app sanitarie arriva dall’ultimo rapporto dell’IMS Institute for Healthcare Informatics

Sono oltre 165mila le applicazioni per smartphone e tablet e i dispositivi weareable dedicati alla salute, presenti sul mercato statunitense, di cui però appena 36 detengono metà del mercato e il 40% ha meno di 5mila download. La maggior parte riguarda il benessere generale dell’individuo, ma aumenta anche il numero degli strumenti diretti a supportare la gestione delle patologie croniche. È quanto emerge da uno studio pubblicato dalla compagnia internazionale Ims Institute for Healthcare Informatics, secondo cui quasi la metà delle app sanitarie è stata scaricata da almeno 5 mila utenti.

La ricerca evidenzia che le app più installate, con più di dieci milioni di download, riguardano il fitness, i contatori di calorie e i cosiddetti sport tracker, che monitorano gli esercizi fatti. Le più scaricate in queste due categorie, MyFitnessPal’s Calorie Counter e il tracker di Endomondo.

Nel corso dell’indagine, è emerso che un’applicazione su dieci è in grado di interconnettersi con un dispositivo o un sensore. Questo permette di fornire bio feedback sulle funzioni fisiologiche dell’utente migliorando la precisione e la praticità della raccolta dati.

Negli ultimi due anni, sono cresciute anche le app mHealth (mobile Health, termine che indica l’impiego di dispositivi mobili in supporto della pratica medica) in grado di connettersi ai social network e dirette a stimolare la partecipazione degli utenti. In questo gioca un ruolo importante anche il medico: a distanza di un mese dal download, la conservazione e l’utilizzo delle applicazioni indicate dai dottori sono maggiori del 10% rispetto a quelli dei programmi scaricati autonomamente dal paziente.

“I medici hanno un sempre maggiore interesse nell’uso di queste app per i propri pazienti, ma ci sono preoccupazioni sulla mancanza di ricerca e di protezione dei dati – spiega Murray Aitken, direttore esecutivo dell’istituto, durante la presentazione della ricerca alla stampa -. Nonostante i dubbi l’uso sta passando dall’essere una novità a diventare una parte integrante della terapia per molte persone”.