Internet delle cose e fabbriche

Internet delle cose e fabbrica, un dialogo in evoluzione
Internet delle cose e fabbriche, un dialogo in evoluzione

Smart cities e fabbriche: con l’Internet delle cose nasce una nuova esperienza

Internet delle cose e fabbriche, gli oggetti che dialogano tra loro e con il mondo circostante è una realtà sempre più presente nelle città. E di due grandi fenomeni paralleli che si avviano a cambiare il mondo ovvero le città intelligenti, o smart city, e l’Industria 4.0, o industria interconnessa. Se le prime due realtà hanno a che fare con la gestione della mobilità, dell’informazione e di molte applicazioni della sharing economy, la seconda, sempre più diffusa in Italia, riguarda un’evoluzione della industria manifatturiera indirizzata verso una produzione sempre più flessibile. Per quanto apparentemente lontani, i due fenomeni in un futuro non lontano si incontreranno. Di come lo faranno si è parlato nelle scorse settimane al Forum Telecontrollo 2015, nell’Hangarbicocca di Milano. Il forum è stato dedicato dedicato alle reti di pubblica utilità, un tema che si comprende di più se si considera che il programma prevede tre macro aree – reti, industria e città – che poi si declinano in sotto temi quali acqua, energia e Ict.

Integrare produzioni a città

Le fabbriche sono un elemento delle smart city, e se dalla città ricevono informazioni, ne danno anche molte. Uno degli aspetti più evidenti di questo rapporto è quello tra la logistica delle aziende industriali e la mobilità intelligente delle smart city. Una flotta di veicoli commerciali utilizzerà le informazioni sul traffico che provengono dal sistema di rilevazione delle città intelligenti. Nel forum si è parlato anche del progetto Mi030, organizzato negli scorsi mesi dall’architetto ex assessore alla Cultura, moda, design ed Expo del Comune di Milano.  «I ragazzi parleranno delle loro idee per la città del futuro – ha spiegato alla stampa -. Vedono la tecnologia come una via per il miglioramento della qualità della vita, ma esprimono anche esigenze a cui prima non si pensava, come quella di avere delle “isole di disconnessione” in cui tornare ad avere rapporti interpersonali senza che sia possibile utilizzare strumenti elettronici. Non ci pensiamo, ma non è semplice realizzare spazi del genere». Mi030 è stato definito dall’altro ideatore, il filosofo Franco Bolelli, “un archivio presente del futuro istantaneo”, affidato ai 15-25enni che saranno la classe dirigente del 2030. Le riflessioni si sono concentrate su come definire una città intelligente più adatta ai giovani, per esempio tramite un servizio che dia spazio a tutte le informazioni sugli eventi culturali della città.