Un Sesto Dito per la maggiore mobilità

(corriereinnovazione.corriere.it)
Il Sesto Dito

Una protesi per chi ha perso l’uso completo di un arto per un ictus

L’ Università di Siena e l’ Istituto Italiano di Tecnologia di Genova hanno realizzato il Sesto Dito, una protesi speciale per quelli che hanno perso l’uso completo di un arto a causa di un ictus. 

Il nuovo dispositivo è stato costruito in collaborazione, utilizzando le ricerche e la stampa 3D per la costruzione di  alcune sue parti meccaniche.

Il Sesto Dito va indossato e fissato sull’avambraccio della mano compromessa, è concepito per lavorare assieme alla mano paretica operando come una pinza, in grado da adattarsi alla forma e afferrare un oggetto desiderato.

Per afferrare meglio gli oggetti

Per controllare meglio la sua portata, è stato progettato un anello da mettere sull’indice della mano sana, che consente di percepire i movimenti dell’altra mano e della protesi. 

I test sono stati effettuati per sei mesi presso l’ Ospedale Le Scotte di Siena, sotto la direzione di Domenico Prattichizzo, docente di Robotica dell’ateneo senese.

E durante questi esperimenti alcuni pazienti con ictus cronico sono riusciti a compiere con successo diverse operazioni, seguiti dal personale tecnico.

Il Sesto Dito infatti facilita, oltre le funzioni motorie, anche le capacità sensoriali del soggetto e ne aumenta la motivazione.

Facile da usare per le attività quotidiane

Inoltre il dispositivo risulta semplice da indossare e controllare per il paziente e può essere utilizzato anche per le attività quotidiane.

Per questa applicazione il team di ricerca si è aggiudicato il premio per la miglior dimostrazione nella conferenza internazionale IEEE Haptics Symposium 2016 a Philadelphia.

Inoltre è stato lanciato, sempre all’IIT di Genova, Soft-Pro un progetto di ricerca innovativo per la realizzazione di protesi robotiche per l’arto superiore e esoscheletri e a cui partecipa anche l’Università di Pisa.

Gli istituti coinvolti nel progetto lavoreranno per un disegno innovativo delle protesi (una mano od un esoscheletro) e sul controllo del loro movimento attraverso la traduzione dei segnali muscolari dell’arto residuo.