Terzo Settore, approvata la riforma

La Camera dei Deputati ha il via libera alla legge di riforma del Terzo Settore. Ora tocca al Governo con le leggi delega per la sua attuazione
La Camera dei Deputati ha il via libera alla legge di riforma del Terzo Settore. Ora tocca al Governo con le leggi delega per la sua attuazione

Il testo definitivo ha ottenuto a larga maggioranza l’approvazione della Camera dei deputati, ora è il turno del Governo con i decreti attuativi. Cosa cambia per l’impresa sociale

Aria nuova per il Terzo Settore italiano. La camera dei deputati ha infatti approvato il disegno di legge di riforma del Terzo Settore con 239 voti favorevoli e 78 contrari. Il prossimo giro di boa è l’emanazione dei decreti delegati da parte di Palazzo Chigi che consentirà, tra l’altro, di sbloccare le risorse economiche stanziate per quest’anno. Sono molte le novità introdotte dal testo fortemente voluto dal capo dell’esecutivo Matteo Renzi, dall’ ex Presidente Nazionale di Legacoop e Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e dal Sottosegretario Luigi Bobba, già presidente di Acli. Vediamole insieme.

Il Terzo settore cambia identità

Prima di tutto il Terzo Settore avrà un’ identità meglio definita, popolata da diversi soggetti giuridici con il ruolo e la funzione è di contribuire al bene comune delineati in maniera più precisa rispetto al passato. Una galassia composta dalle oltre 300 mila organizzazioni non profit attive nel Paese grazie all’operato di più di 6 milioni e mezzo di volontari e producono un fatturato annuo di 67 miliardi di euro, pari al 4,5 per cento del Pil (dati 2012, Forum Nazionale del Terzo Settore), più dell’intero settore della moda. Tre i pilastri della riforma. In primo luogo, la creazione di un Registro Unico dei soggetti operanti nel Terzo Settore istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che assume anche funzioni di vigilanza. Quindi, l’istituzione del Servizio Civile Universale. Infine, la possibilità di ripartizione degli utili per le imprese sociali. Nascono il Consiglio Nazionale del Terzo Settore e la Fondazione Italia Sociale, che avrà il compito di sostenere la realizzazione e lo sviluppo di interventi ad alto impatto sociale ed occupazionale da parte di soggetti del Terzo Settore. Cambiano, infine, anche i Centri di Servizio per il Volontariato.

Cosa cambia per l’impresa sociale

Per quanto riguarda l’Impresa Sociale, il vero motore del Terzo Settore e di una buona fetta dell’economia italiana, la riforma la definisce come dell’impresa sociale come “organizzazione privata” che svolge attività “per finalità di interesse generale e destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale“.  Si ampliano i settori di attività come definiti dal decreto legislativo 155 del 2006 con il commercio equo e solidale, i servizi per il lavoro finalizzati all’inserimento dei lavoratori svantaggiati, l’alloggio sociale, il microcredito e l’agricoltura sociale. Cambia anche la fisionomia finanziaria dell’impresa non profit prevedendo forme di remunerazione del capitale per le cooperative a mutualità prevalente, agevolazioni per investimenti in  capitale, la possibilità di raccogliere capitale di rischio attraverso il crowdfunding on line. 

Poletti, “Cambia l’impianto” del Terzo Settore. Bobba, “Siamo riusciti a creare una buona sintesi”

“Penso che in sei mesi ce la faremo, se siamo bravi – ha dichiarato Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, dopo il voto – Finora quelle sul Terzo Settore erano leggi di derivazione fiscale  questa parla invece di trasparenza. Di fatto cambia l’impianto, che oltre a dare dignità a tutto il settore favorisce anche le governance”.

“Con l’approvazione di oggi conseguiamo tre obiettivi – a dichiarato il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, uno dei maggiori sostenitori della legge – Il primo e più importante è la «carta d’identità» per il Terzo Settore. Seguono il servizi civile universale, aperto anche agli stranieri, e la creazione di un ecosistema per le imprese a finalità sociale. Siamo riusciti a creare una buona sintesi che ci permettere di continuare a lavorare con gli interlocutori che ogni giorno operano sul campo, nella vita sociale e per il bene comune. Sono loro gli interpreti di questa bella operazione normativa».  Per capire come andrà a finire bisogna però aspettare i decreti attuativi del governo.