Il Terzo Settore di fronte alla riforma

Il Terzo Settore davanti alla riforma
Il Terzo Settore davanti alla riforma

I destinatari della riforma

Il Terzo Settore di fronte alla riforma. Nelle scorse settimane la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla nuova normativa del Terzo Settore che, con i decreti legislativi che seguiranno nei prossimi mesi, riformerà completamente il mondo del non profit, delle imprese sociali e del volontariato. Ma quante e quali sono le organizzazioni che saranno toccate direttamente da questa riforma?  Eccole stando alla fonte dell’Euricse: 301mila istituzioni non profit, inclusive di associazioni − 201.004 non riconosciute e 68.349 riconosciute, cooperative sociali (11.264) fondazioni (6.220) e altre forme minoritarie (comitati, ecc…). Questi sono i dati del 9° Censimento dell’industria e dei servizi che evidenziano come la riforma del Terzo Settore toccherà una quota di circa il 6,4% dell’insieme delle organizzazioni private e pubbliche operanti in Italia. Il Terzo Settore, ricordiamolo, comprende organizzazioni che svolgono un ruolo fondamentale all’interno delle comunità, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento − settori questi caratterizzati da elevata diffusione di associazioni − ma anche fondazioni, le cooperative sociali, servizi sanitari, assistenziali ed educativi.

Gli occupati nel settore

Sono 957.0000 lavoratori, un dato grande se si considera che essi rappresentano il 3,7% dell’occupazione totale nel 2011 e il 5,9% degli occupati in imprese private nel medesimo anno, con l’esclusione degli imprenditori individuali, dei liberi professionisti e dei lavoratori autonomi. Le cooperative sociali confermano il loro peso nel panorama occupazionale italiano. I dati evidenziano infatti che circa 6 lavoratori su 10 erano occupati nelle cooperative sociali (365.000 lavoratori) o nel settore associativo che, tra associazioni riconosciute e non, occupava poco più di 341mila individui. Lavoratori che operano soprattutto nei settori dell’assistenza sociale, delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento e dell’istruzione. Settori questi in cui si registra il maggior peso sul totale degli occupati in imprese private dello stesso settore. Il valore economico che creano non è affatto da sottovalutare. Nel 2011, le organizzazioni non profit hanno registrato entrate economiche pari a 63,9 miliardi di euro. Di queste, circa la metà (49,5%) registrate dal settore associativo, il 26,4% da associazioni non riconosciute e il 23,1% da associazioni riconosciute. Seguono le fondazioni e le cooperative sociali (entrambe con il 17,4%) e gli enti ecclesiastici con il 9% delle entrate complessive. Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, le istituzioni non profit non sopravvivono grazie a sole donazioni ma sono aperte al mercato: solo il 9,1% delle istituzioni censite non ha registrato, nel 2011, proventi da contratti/convenzioni con istituzioni pubbliche o derivanti dalla vendita di beni e servizi a privati e le attività market rappresentano ben il 47,8% delle entrate complessive.

 

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