Il Crowdinvesting in Italia

Il Crowdinvesting
Il Crowdinvesting

Da un Rapporto le nuove forme di crowdfunding per le imprese

Nuove possibilità per le imprese emergono dal 1° Report italiano sul Crowdinvesting  presentato dall’ Osservatorio CrowdFunding della School of Management del Politecnico di Milano.

Questa modalità di crowdfunding, viene usata per ottenere finanziamenti offrendo una remunerazione agli investitori, tramite un progetto specifico ed una piattaforma internet adatta allo scopo.

Nel rapporto si distinguono tre forme di crowdinvesting:

l’ equity crowdfunding, ossia l’appello per finanziare progetti offrendo come controparte la sottoscrizione online di quote partecipative del capitale;

il lending crowdfunding, ossia l’appello per finanziare online progetti offrendo come controparte il rimborso futuro del capitale e la remunerazione attraverso un tasso di interesse;

e infine l’invoice trading, ossia l’appello per finanziare un’impresa tramite l’acquisto online di sue fatture commerciali.

Il fenomeno in Italia

Sbarcato di fatto in Italia nel 2013, il crowdinvesting è partito con rilento ma in poco tempo ha fatto raggiungere nel 2015 cifre di un certo interesse.

In Italia all’ equity crowdfunding possono accedervi startup e PMI innovative, a condizione che la campagna sia diffusa su piattaforme autorizzate.

Fino al 15 giugno 2016 in Italia risultavano autorizzati da Consob 19 portali di equity crowdfunding, con 48 campagne di startup lanciate e 19 chiuse con successo. Soltanto nell’ultimo trimestre sono arrivate sul mercato 11 offerte, che dovrebbero portare il mercato alla soglia di 9 milioni di euro entro l’anno.

Per quanto riguarda il lending crowdfunding, nel nostro Paese, invece, ci sono quattro piattaforme, che hanno mediato in tutto l’erogazione di 28,3 milioni euro.

Infine, per quanto riguarda l’invoice trading, le imprese italiane che si sono avvalse di questa opportunità sono soltanto 40, con 220 fatture cedute per un importo totale di 11 milioni di euro, a fronte di 20 investitori.

Le imprese sociali

Si tratta per lo più di imprese nate da poco tempo e guidate da persone relativamente giovani.

La legge delega di riforma del Terzo settore prevede la possibilità di accedere a forma di raccolta di capitale di rischio tramite portali telematici, in analogia a quanto previsto per le start up innovative.

Dunque anche le imprese sociali potrebbero in futuro beneficiare del mercato dell’equity crowdfunding, a condizione di individuare un progetto di interesse e mettere su una piattaforma di condivisione, con tutte le informazioni richieste dai potenziali investitori.

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