Ministero del Lavoro, pubblicato l’andamento dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato per il triennio 2015-2017

PUBBLICHIAMO DI SEGUITO IL QUADRO DI SINTESI DELLA RICERCA EFFETTUATA DAL MINISTERO DEL LAVORO SUL LAVORO DIPENDENTE E PARASUBORDINATO DEL 9/7/2018
• Nel 2017 il Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie registra circa 10,6 milioni di rapporti di lavoro attivati a cui si aggiungono circa 2,2 milioni di contratti in somministrazione per un totale di circa 12,8 milioni di attivazioni.
• I rapporti di lavoro attivati hanno interessato 6,1 milioni di lavoratori per un numero di rapporti di lavoro pro-capite pari a 1,75, un dato in crescita rispetto all’anno precedente che indica un aumento della frammentarietà dei contratti in capo ai lavoratori nel 2017.
• Il contratto a Tempo Determinato si conferma contratto prevalente e si attesta al 70% del totale attivazioni dell’anno, con un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2016 e di 4,7 punti percentuali rispetto al 2015.
• L’analisi per settore di attività economica evidenzia che la maggior parte dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato si concentra nel settore dei Servizi, che nel 2017 assorbe il 71,2% delle attivazioni totali.
• A livello territoriale, il Centro Italia mostra una dinamica positiva inferiore a quella nazionale.
• Per quanto attiene l’analisi dinamica di genere dei lavoratori interessati da attivazioni, si rileva che, nel 2017 rispetto all’anno precedente, le nuove attivazioni dei rapporti di lavoro per i maschi aumentano in misura maggiore della crescita registrata a favore delle donne (+12,7 e +10,5%, rispettivamente). Per ciò che riguarda i lavoratori interessati si osservano tassi di crescita inferiori e con una minore disparità di genere (+10,4% per gli uomini e +9,9% per le donne). Il numero di rapporti di lavoro pro-capite passa da 1,71 del 2016 a 1,75 del 2017 per gli uomini e da 1,74 a 1,75 per le donne.
• Il numero delle trasformazioni dei rapporti di lavoro a Tempo Determinato in rapporti a Tempo Indeterminato, che aveva fatto registrare un significativo aumento nel 2015 (+82,6%), subisce una flessione nel 2016 e nel 2017, passando da 500 mila nel 2015 a 329 mila nel 2016 (-34,2%) e a circa 296 mila nel 2017 (-10,2%).
• Il 33,5% dei lavoratori che nel 2017 hanno visto trasformare il proprio contratto di lavoro a Tempo Determinato in un contratto stabile ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, il 28,2% tra i 35 e i 44 anni.
• Nel 54% dei casi, le trasformazioni hanno riguardato contratti della durata compresa tra i 91 e i 365 giorni (circa 160 mila), nel 25,7% contratti con una durata superiore a 365 giorni (76 mila), nel 12,9% quelli con durata compresa tra 31 e 90 giorni (38 mila) e, infine, nel 7,4% i contratti di durata inferiore a 30 giorni (22 mila).
• Nel 2017, su circa 296 mila Trasformazioni a Tempo Indeterminato, 76 mila hanno riguardato il settore Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie (25,8%), 63 mila l’Industria in senso stretto (21,4%), seguiti dal Commercio e riparazioni con 46 mila trasformazioni (15,6%), dal settore Alberghi e ristoranti con oltre 31 mila trasformazioni (10,6%) e dal settore delle Costruzioni con 29 mila trasformazioni (9,9%).
• Nel 2017 sono stati registrati 10 milioni 153 mila rapporti di lavoro cessati con un incremento dell’11,3% rispetto all’anno precedente, in cui si era verificata una sensibile riduzione (-8,8%) (Tabella 4.1).
• La disaggregazione per genere mostra nei rapporti di lavoro cessati andamenti equivalenti tra la componente maschile e quella femminile, con una prevalenza della prima (pari a +12,4%) nei confronti della seconda (+10,1%).
• Con riferimento alle ripartizioni territoriali, il volume maggiore di rapporti di lavoro cessati si concentra al Nord, raccogliendo più del 40% del totale delle cessazioni, a fronte del 36,3% del Mezzogiorno e del 23,1% del Centro. L’aumento del volume complessivo dei rapporti di lavoro cessati nel biennio 2016-2017 corrisponde a un variazione tendenziale positiva in tutte le ripartizioni territoriali, in particolare il Nord (+13,9%) e il Mezzogiorno (+11%) e, in misura minore, il Centro (+7,7%).
• Con riferimento ai settori di attività economica, l’Agricoltura raccoglie il 15,7% del volume delle cessazioni complessivamente registrato nel 2017, l’Industria il 13,7% e i Servizi il 70,6%. Tra questi ultimi la quota più alta è riferita agli Alberghi e Ristoranti (19%), seguiti dai Trasporti e comunicazioni (15,3%). Le variazioni tendenziali evidenziano nel 2017 una crescita in tutti i settori tranne per quello PA Istruzione e Sanità, che mostra un decremento nella componente Istruzione

La quota maggiore di cessazioni riguarda i contratti a Tempo Determinato che nel triennio 2015-2017 costituiscono in media il 65,8% delle conclusioni totali, una percentuale superiore a quella dei contratti a Tempo Indeterminato in cui risultano pari al 20,3%. La dinamiche del Tempo Determinato e di quello Indeterminato mostrano nel 2017 una ripresa che risulta più consistente nel primo (+12,6%) rispetto al secondo (+0,2%), mentre riguardo le Collaborazioni si rileva un ulteriore decremento (-1,8%).
• Considerando i contratti cessati, nel 2017 più dell’83,3% presenta una durata inferiore all’anno: di questi più del 52,6% ha durata fino a 3 mesi e il 34% fino a 1 mese; di cui il 12,2% giunge a conclusione dopo appena 1 giorno. Considerevole è la quota (30,6%) della classe di durata 91-365 giorni mentre i contratti superiori ad un anno sono il 16,8%, una percentuale inferiore rispetto a quella del 2016.
• La modalità prevalente di cessazione del rapporto di lavoro è quella della scadenza naturale del contratto (66,4% del totale nel 2017). Come causa di conclusione, seguono la cessazione richiesta dai lavoratori (14,6%) e, da ultimo, la cessazione promossa dai datori di lavoro (11,1% da 12,2%). Nel 2017 quest’ultima cresce in misura inferiore rispetto all’anno precedente (da 7,6% a 1,3%), grazie anche alla diminuzione della componente dei licenziamenti, che passa da un incremento del 6,3% a un calo dell’1,5%, e di quella della Cessazione di attività (che passa da -5,6 % a -6,5%).
• L’aumento delle attivazioni ha interessato quasi tutte le Regioni. Tutti i settori di attività economica, fatta eccezione per la PA, registrano una crescita nell’ultimo anno e in particolare il settore Alberghiero e della Ristorazione.
• Il ricorso al Tempo Determinato, che rappresenta la quota più alta di formalizzazioni contrattuali impiegate dai datori di lavoro, evidenzia incidenze significativamente maggiori della media nazionale nella quasi totalità delle Regioni del Mezzogiorno; di contro è nelle Regioni del Nord in cui il ricorso al contratto a Tempo Indeterminato e all’Apprendistato è più diffuso che altrove.
• I risultati rivelano un mercato del lavoro frammentato soprattutto nelle Regioni del Centro e del Mezzogiorno con una quota elevata di contratti cessati di breve o brevissima durata.
• Dall’analisi della durata effettiva dei rapporti di lavoro conclusi emerge una disomogeneità regionale importante, legata alla diversa domanda di lavoro che scaturisce da specifici settori economici. Ad esempio, nel Lazio il 34,4% delle cessazioni è riferito a contratti di 1 giorno (media nazionale 12,2%), fenomeno legato al mondo dello spettacolo la cui produzione è fortemente concentrata in questa Regione. Mentre le cessazioni di rapporti con durata superiore all’anno sono più frequenti in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove la presenza dell’Industria esprime una domanda di lavoro più stabile.
• Il numero dei tirocini attivati nel 2017 è pari a circa 368 mila in aumento del 15,40% rispetto al 2016. Il numero di rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è pari a poco più di 116 mila (1,1% del totale).
• Il settore che concentra la maggior parte dei tirocini attivati è quello dei Servizi che, con quasi di 280 mila attivazioni, rappresenta il 76,2% del totale tirocini attivati.
• L’esperienza di tirocinio extracurriculare interessa per lo più individui con meno di 35 anni (84,3% dei casi).
• I tirocini si concentrano prevalentemente al Nord con circa 211 mila attivazioni, pari al 57,4% del totale; le differenze regionali dipendono dalla struttura produttiva e, quindi, della domanda di lavoro.
• Nel 2017 le cessazioni hanno interessato oltre 342 mila tirocini, di cui il 73,3% ha avuto una durata compresa tra 3 e 12 mesi.
• Nella maggior parte dei casi i tirocini sono cessati al termine del periodo di orientamento/formazione (71,4%). I tirocini conclusi su richiesta del tirocinante rappresentano il 12,6% dei casi. Sono rari, invece, i tirocini cessati su iniziativa del datore di lavoro (0,7%).
• Nel 2017 sono stati registrati complessivamente 2 milioni 174 mila rapporti di lavoro attivati in somministrazione a fronte di 1.808.000 mila dell’anno precedente, con un aumento di 366 mila rapporti, pari a +20,2%. Il 55,9% dei rapporti attivati somministrati riguarda la componente maschile mentre il 44,1% quella femminile.
• Dalla distribuzione percentuale per classe di età si osserva come la più numerosa sia la classe dei 35-44enni, nella quale si concentra il 23,6% delle attivazioni di lavoro somministrato. Tuttavia è rilevante la presenza di giovani al di sotto dei 25 anni, con il 21,4% di tutte le attivazioni in somministrazione, in aumento nel biennio 2016-2017 del 29%. Considerando i minori di 35 anni, le attivazioni raggiungono una percentuale superiore alla metà dei rapporti somministrati totali

• La domanda di lavoro somministrato risulta concentrata nelle regioni del Centro Nord: la quota di assunzioni più elevata è quella della Lombardia (24,2%), seguita a distanza dal Piemonte (11,2%), dal Veneto (10,7%), dal Lazio (10,3%) e dall’Emilia-Romagna (10,2%) Tra le regioni del Mezzogiorno la quota più alta di assunzioni effettuate in somministrazione è quella registrata in Campania (4,7%) mentre quella più bassa in Molise (0,2%).
• Nel 2017 si registrano 2 milioni 166 mila rapporti in somministrazione giunti a conclusione, un valore in crescita dell’21,5% rispetto ai 12 mesi precedenti. La causa principale di cessazione, è quella della cessazione al termine del contratto (96,7% del totale) mentre restano residuali i motivi legati alle cessazioni richieste dal lavoratore (2,3%) e le cessazioni promosse dal datore di lavoro (0,5%). Nel periodo 2016-2017 si osserva un incremento di tutte le principali cause di cessazione tranne quelle della categoria Altro: su un incremento in valori assoluti di 384 mila cessazioni sono 367 mila quelle per termine del contratto, in aumento del 21,2%.
• Nel 2017 la durata dei rapporti cessati in somministrazione nel 74,6% dei casi non supera i 30 giorni effettivi: in particolare il 28,7% ha una durata di 1 giorno mentre una percentuale di poco meno inferiore all’uno per cento supera la soglia dei 12 mesi.
• Il numero delle attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro in somministrazione e quello delle missioni sono sostanzialmente equivalenti.
• Nel 2017 a fronte di un volume totale di 2 milioni 195 mila missioni attivate di rapporti di lavoro in somministrazione, 1.400.000 mila si concentrano nei Servizi (63,8% di tutte quelle registrate nell’anno) e 780 mila nell’Industria (35,5%), in particolare nell’Industria in senso stretto (33,6%) piuttosto che nelle Costruzioni (2%).
• Le missioni attivate mostrano una variazione del 20,5% rispetto al 12,2% del 2016, con una crescita in tutti i settori produttivi: nell’Industria sono aumentate del 21,3%, nei Servizi del 20,1% e anche nell’Agricoltura (+13,9%), dopo le variazioni di segno negativo dei due anni precedenti.
• La dimensione territoriale delle missioni attivate e dunque la sede di lavoro riproduce nel complesso quella dei rapporti di lavoro in somministrazione attivati, coinvolgendo le medesime regioni: la Lombardia, che assorbe il 22,7% del totale rilevato, seguita a distanza dal Piemonte (11,7%), dal Lazio (10,3%), dal Veneto (10,6%) e dall’Emilia-Romagna (10,3%). Allo stesso modo per il Mezzogiorno: la Campania costituisce la regione con la percentuale maggiore di missioni attivate (4,3%) mentre il Molise quella con la percentuale minore (0,3%).
• Nel 2017 si registrano, 2 milioni 178 mila missioni cessate, con un incremento rispetto al 2016 del 20,7% (pari a +8,6 punti percentuali). Queste si concentrano per il 63,9% nei Servizi, il 35,4% nell’Industria e lo 0,7% nell’Agricoltura.