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L’assitente del futuro

La ricerca tecnologica a servizio delle persone disabili.

La ricerca questa volta potrebbe arrivare a sostituire l’assistenza umana. A questa nuova realtà è stata dedicata un inchiesta pubblicata sul numero 8-9/2013 di SuperAbile Magazine, la rivista dell’Inail.

In tal senso sta lavorando il gruppo diretto dal professor Salvatore Maria Aglioti presso la Fondazione Santa Lucia di Roma. La sperimentazione, condotta all’interno del laboratorio di Neuroscienze sociali e cognitive in collaborazione con l’Università La Sapienza, fa parte del Progetto europeo Vere (Virtual embodiment and robotic re-embodiment).

I ricercatori lavorano ad un avatar comandato mediante l’attività del proprio cervello. Finora la sperimentazione ha coinvolto circa 20 persone con lesioni al midollo spinale, che si immergono nella realtà virtuale, immedesimandosi in un personaggio che provano a spostare attraverso la sola attività cerebrale.

Nuove tecnologie assistive

L’obiettivo futuribile è quello di arrivare a usare queste azioni per sopperire a gravi problemi di mobilità, anche tramite un robot: l’assistente del futuro. Un progetto di assoluta avanguardia, anche perché basato su una tecnologia non invasiva, che non usa elettrodi, ma la sola forza del pensiero.

Ma vi è anche Brindisys, in grado di tradurre i segnali del cervello in parole e azioni in soli dieci secondi. Nato da un team guidato da Febo Cincotti, ricercatore della Fondazione Santa Lucia, il progetto è finanziato da Fondazione AriSla per la ricerca sulla Sla.

Di facile utilizzo e adatto a tutti quelli che, come i malati di Sla, perdono progressivamente le proprie capacità motorie, ha lo scopo di accompagnare il paziente nel corso della sua malattia, rispondendo alle esigenze che si manifestano nelle diverse fasi.

Si tratta di un dispositivo portatile non invasivo, provvisto di un elaboratore miniaturizzato, che riconosce l’intenzione dell’utente mediante l’esame del suo segnale elettroencefalografico. Tali segnali vengono poi trasmessi a un tablet, che permette l’esecuzione dell’azione desiderata, come la riproduzione vocale di una frase o il comando elettronico.

Le interazioni tra cervello e macchine

La sperimentazione va avanti, nel frattempo la Fondazione Arisla ha appena messo a punto anche un insieme di App che permettono ai malati di comunicare attraverso un semplice tablet.

Infine si possono muovere oggetti con il solo pensiero, come Francesco Lollini, bolognese affetto da distrofia muscolare, ha dimostrato guidando con le sue onde cerebrali una carrozzina elettrica e un robottino per il Progetto europeo Tobi (Technologies for brain-computer interaction).

Attraverso una cuffia da encefalogramma, le onde cerebrali vengono analizzate e poi inviate anche a distanza di chilometri. In futuro, le tecnologie Bci (brain-computer interface) potranno permettere a chi non può utilizzare il proprio corpo di controllare l’ambiente circostante, di muovere oggetti, di scrivere e di comunicare con gli altri.

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