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La home page del nuovo sociale.it
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La nuova veste di Sociale.it non comprende esclusivamente un restyling grafico, bensì l’esigenza di un cambiamento

La crisi economica ha portato con sé un diffuso pessimismo e la convinzione che i livelli di efficienza della macchina amministrativa resteranno al palo ancora a lungo. Se ciò è in parte vero, non significa che spiragli di ripresa non siano da prendere in considerazione in termini assoluti. C’è un’Italia che cresce pur tra le difficoltà e gli ostacoli. È l’Italia, ad esempio, della ricerca e dell’innovazione, nonostante gli investimenti non all’altezza dei partner europei. È, ancora, l’Italia del terzo settore e del non profit. In dieci anni (2001-2011), il numero di occupati nell’ambito delle imprese sociali è cresciuto del 39,4%. Un andamento diametralmente opposto alla media generale, che ha visto crescere il numero degli occupati del 2,8% appena.

La crisi economica ha però portato con sé anche la consapevolezza nei cittadini di un nuovo modello del vivere in comunità, di un rinnovato senso di solidarietà tra gli individui. Di nuove esigenze, per dirla altrimenti, legate all’assistenza dei soggetti svantaggiati e a rischio disagio sociale (malati, anziani, giovani emarginati, donne discriminate…) in un’epoca in cui emerge chiaramente il crescente bisogno di servizi e opportunità. Si tratta, semplicemente, di un passo deciso verso il futuro.

L’Italia viene spesso dipinta come una sorvegliata speciale. È tra i Paesi dell’Unione europea con il maggior numero di procedure d’infrazione, molte delle quali per mancati adempimenti o scarsa inclusione sociale. Abbattere le barriere architettoniche – presenti nelle scuole da Nord a Sud e negli edifici pubblici – non può essere soltanto il recepimento di una direttiva, ma il sintomo di un sistema Paese che funziona, aperto alle diversità e capace di crescere. Garantire un lavoro a chi, solo in apparenza, parte svantaggiato, significa investire nelle eccellenze nascoste che tanto hanno da offrire al prossimo e alla comunità. Servono più ricerca e più innovazione perché l’Italia non può privarsi delle prerogative che da sempre la contraddistinguono. Serve un nuovo modello culturale perché l’Italia non può permettersi di perdere il passo al cospetto di un mondo in continua evoluzione.

È questa, dunque, l’esigenza che accompagna la nuova avventura di Sociale.it. Un maggiore impegno, il nostro, nell’individuazione di soluzioni ai problemi della quotidianità. Nella convinzione che la crescita di un Paese non sia un mero indicatore economico, ma il primo step di un percorso inclusivo, attento alle minoranze, moderno e duraturo.