L’Italia che rinuncia alle cure

La copertina del Primo Rapporto sulla donazione dei farmaci a cura dell'osservatorio della Fondazione Banco Farmaceutico
La copertina del Primo Rapporto sulla donazione dei farmaci a cura dell’osservatorio della Fondazione Banco Farmaceutico

Crisi e povertà sanitaria vanno di pari passo: curarsi diventa un lusso

Complici le difficoltà derivanti dalla crisi economica, sempre più famiglie italiane riducono la spesa sanitaria e rinunciano alle cure. Questo è quanto emerge da Donare per curare, il 1° Rapporto su donazione di farmaci e povertà sanitaria realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla Donazione Farmaci (Odf), creato a giugno dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus (Fbf) con lo scopo di garantire “una fonte di conoscenza pubblica” sui temi della povertà sanitaria.

Nel 2011, ha riferito l’Istat nel rapporto annuale Noi Italia, la povertà assoluta è arrivata a coinvolgere il 5,2% della popolazione (3,4 milioni di persone). Lievemente più elevata la percentuale degli individui che vivono in condizioni di povertà relativa (11,1%) ovvero 8,2 milioni di persone. Partendo da qui possiamo analizzare il rapporto della Fondazione, basato sui dati della Giornata della raccolta del farmaco (8 febbraio). Le famiglie ‘povere’ spendono mensilmente per la sanità 16,34 euro (circa il 2% dell’intero budget familiare). Una cifra più bassa rispetto ai 92,45 di media delle famiglie italiane (3,7% del budget).

Aumenta invece la quantità di farmaci donati: “Tra il 2007 e il 2013 – si legge nel rapporto – la Fbf ha incrementato la raccolta di farmaci del 241%”. Nel 2013, le confezioni donate sono state 1.162.859, per un valore complessivo di 8,2 milioni di euro, “la maggior parte delle quali (il 75%, ovvero circa 800 mila confezioni) garantito dalle 24 aziende coinvolte (piccolo inciso: Mylan, Eg, Ibsa, Doc generici e Crinos sono risultate tra le più attive)”. La Giornata della raccolta del farmaco ha visto la partecipazione di 3.366 farmacie con un tasso di adesione più consistente al Nord (28% circa), rispetto a una media nazionale del 18,7%. Nel 2012, le confezioni donate furono 657.537 per un valore complessivo di 2,1 milioni di euro.

Anche se in crescita, le donazioni non riescono comunque a supplire alle necessità degli italiani: se i farmaci donati nel 2007 riuscivano a coprire quasi il 55% delle richieste, nel 2013 la percentuale è scesa al 43,2%, a causa delle crescenti richieste.

Per quanto riguarda le tipologie di farmaci donati, i più diffusi sono quelli contro l’acidità (11,5%), gli analgesici (11,2%), gli anti-infiammatori (7,7%), i preparati per la tosse (6,8%) e i farmaci contro i dolori articolari e muscolari (5,8%)”.

La Fondazione offre così il suo importante contributo in un Paese come l’Italia dove, come rivela l’indagine Istat Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari (realizzata con il sostegno del ministero della Salute e delle Regioni), nel corso del 2012, l’11% della popolazione ha ammesso di aver rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria erogabile dal Sistema sanitario nazionale, pur ritenendo di averne bisogno. Nel 2012 il 14,3% delle persone con più di 14 anni ha scelto di non curarsi. Una decisione non certo semplice, ma motivata (nell’85,3% dei casi) dalle difficoltà economiche.