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Novità per la chirurgia: organi interni trasparenti

Organi trasparenti
Organi trasparenti
Il California Institute of Technology Organi trasparenti ha reso trasparenti organi e tessuti nei topi: nuove prospettive per le tecniche chirurgiche

Una nuova tecnica targata USA per rendere trasparenti gli organi interni

Vedere attraverso la pelle organi e tessuti? Sembra fantascienza, ma una tecnologia che sembrerebbe in grado di farlo è stata ideata negli Usa. La tecnica che rende gli organi interni trasparenti e che potrà essere utilizzata per studiare più da vicino il funzionamento dei singoli organi e per esaminare le interazioni di questi ultimi con organi e i tessuti circostanti, ma anche per monitorare il modo in cui virus, batteri e tumori invadono l’organismo. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology che con la tecnica sperimentata è stato in grado di rendere trasparenti, senza danneggiarli, organi e tessuti. Per ora la tecnica – di cui si legge sulle pagine della rivista Cell – è stata utilizzata su un gruppo di topi, ma l’obiettivo è che in un futuro, magari non troppo lontano, possa essere applicata anche sugli esseri umani.

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La tappe della sperimentazione

I ricercatori hanno impiegato tre giorni, seguendo l’innovativa tecnica, per rendere trasparenti reni, cuore, polmoni e intestino di un gruppo di topi. Come funziona la tecnica? Attraverso tre passaggi fondamentali. Il primo prevede che l’organo da rendere trasparente venga circondato ed ibridizzato con una sottilissima rete di nanogel per  fornire un supporto strutturale alle bio-macromolecole che lo compongono. Successivamente viene applicato alla rete uno speciale detergente molecolare ionizzato, in grado di rendere l’organo trasparente attraverso l’estrazione dei lipidi, i grassi, dai tessuti. Infine, a seconda delle necessità sperimentali o diagnostiche, vengono aggiunte al nanogel specifiche molecole, media, per evidenziare i tessuti per la diagnostica per immagini o per la loro conservazione. Per il momento la tecnologia è stata applicata solo a piccoli organi, anche per testare la sua invasività su tessuti particolarmante sensibili, ma l’obbiettivo è di applicarla all’intero organismo ed è solo questione di tempo, perché i risultati sperimentali ne hanno confermato la potenziale efficacia in questo senso.

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