Depressione post partum, app e social per prevenirla

Il logo di Rebecca Blues. l’app ed il social network per la prevenzione della depressione post partum
Il logo di Rebecca Blues. l’app ed il social network per la prevenzione della depressione post partum

Rebecca Blues, un progetto che partirà dall’Ospedale San Camillo di Roma

Nasce Rebecca Blues, un’app Android ed un social network contro la depressione pre e post-parto. Il progetto è stato ideato da Strade Onlus e Rebecca Fondazione che partirà dall’Ospedale San Camillo di Roma. L’app si propone di aiutare le mamme a prevenire la depressione pre e post-parto. Scopo principale di questo strumento, il rafforzamento del legame medico-paziente e la possibilità di creare una rete di supporto alla maternità, permettendo alle donne di riconoscere i sintomi della depressione in gravidanza e dopo il parto e di richiedere l’aiuto di un medico.

DPP, Depressione Pre e Post Partum

Sono molte le madri che avrebbero bisogno di un supporto psicologico, almeno una su sette. Ma solo una su quattro riceve un trattamento adeguato. Con conseguenze negative anche sul bambino. Infatti, i figli di madri depresse raggiungono un quoziente intellettivo di 5 punti più basso, si ammalano 7 volte di più e sviluppano comportamenti violenti in età adulta. Le neo mamme potranno scaricare il software sul proprio smartphone o tablet, per iniziare un percorso di formazione e autodiagnosi a stretto contatto con il proprio medico.  In Italia si può stimare che su 576.659 nascite all’anno almeno 46.000 donne possono soffrire di Depressione Post Partum (dati ISTAT 2008).Il disturbo interferisce anche con le abilità della donna nell’instaurare uno scambio di comportamenti e di emozioni con il suo bambino. Il 67% delle madri depresse riferiscono difficoltà di interazione e attaccamento. L’interscambio è stato riconosciuto come essenziale per un’efficace relazione madre-bambino, capace di prevenire le conseguenze a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino. La DPP deve essere distinta dalla cosiddetta psicosi post partum, detta anche psicosi puerperale, un disturbo molto raro e più grave nelle sue manifestazioni. Le donne che ne soffrono presentano stati di grande confusione e agitazione, gravi alterazioni dell’umore e del comportamento, spesso allucinazioni e deliri. Questi stati sono molto rari.

I numeri e le manifestazioni di un disagio

La DPP va distinta anche da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” (“blues” significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.

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Un convegno per presentare il progetto Rebecca Blues

La tematica della depressione in maternità è stata affrontata nell’ambito di un convegno scientifico internazionale tenutosi al Comune di Roma. In occasione dell’evento il presidente di Strade Onlus nonché coordinatore di Rebecca Blues ha dichiarato “Vogliamo lanciare la proposta di una rete di supporto alla maternità – ha detto Antonio Picano – con un approccio di massa al problema, economicamente sostenibile e pensato per integrarsi senza sovrapporsi al Servizio sanitario nazionale”. L’iniziativa ha ricevuto l’approvazione anche del ministro della salute Beatrice Lorenzin, che ha inviato un videomessaggio alla conferenza in Campidoglio: “I genitori devono essere consapevoli di questa evenienza – spiega il ministro nel video – ma soprattutto le mamme non possono essere lasciate completamente sole all’indomani della gravidanza. Dobbiamo spiegare alle donne di non vergognarsi nel caso in cui si trovino ad affrontare questa grande fase di cambiamento e si sentano fragili in questo contesto”.