Una nuova metodologia di misurazione per l’indice glicemico

Indice glicemico nel sangue
Indice glicemico nel sangue

Un tatuaggio di carta al posto della puntura

Un tatuaggio di carta misurerà la glicemia nel sangue e potrebbe rendere obsoleta la puntura sulla punta delle dita. Lo farà attraverso la rilevazione della quantità di zuccheri presenti nel liquido che si trova tra le cellule della pelle. Il tatuaggio di carta si applica sulla pelle per un giorno intero e, grazie all’applicazione di una corrente elettrica lieve, è in grado di misurare i livelli di zuccheri presenti nel liquido presente tra le cellule della pelle che risultano a loro volta correlati alla presenza di zucchero nel sangue. Del nuovo dispositivo ne ha parlato la rivista Analytical Chemistry e, in Italia, l’inserto sanità de Il Sole 24 Ore. Ideato da una neolaureata dell’University of California di San Diego, il dispositivo usa e getta costa pochi centesimi e ha efficacia per un giorno intero: mentre con l’attuale metodo le persone diabetiche sono costrette a monitorare i livelli di glucosio più volte al giorno, il nuovo dispositivo consentirà invece controlli continui per tutta la giornata.

Attenzione alla glicemia

L’indice glicemico è un parametro che indica quanto velocemente un cibo fa aumentare i livelli di zuccheri nel sangue. Tale livello espone le persone al rischio di sviluppare una resistenza all’insulina, anticamera del diabete. Gli autori di uno studio dell’università di Hardvard hanno assegnato ai 163 partecipanti, uomini e donne obesi, una di quattro possibili diete, da seguire per 5 settimane durante le quali sono stati controllati la pressione, il colesterolo e la sensibilità all’insulina. Le quattro diete erano caratterizzate da uno stesso apporto calorico, ma mentre 2 erano caratterizzate da un elevato contenuto in carboidrati, le altre 2 erano a contenuto di carboidrati ridotto. “Siamo rimasti molto sorpresi – ha raccontato il coordinatore dello studio – Non abbiamo rilevato nessun beneficio netto delle diete a basso indice glicemico sui fattori di rischio principale per le malattie cardiovascolari, e non abbiamo trovato nessuna prova di benefici per la prevenzione del diabete”. In effetti, la ricerca non ha evidenziato benefici in nessuno dei parametri valutati. L’indice glicemico potrebbe quindi essere meno importante di quanto si sia pensato fino ad oggi.  Tuttavia una corretta alimentazione deve far parte di  uno stile di vita salutare e misurare l’indice glicemico, soprattutto per chi soffre di determinate patologie, rimane un controllo fondamentale.  Per lungo tempo si è creduto che tutti i glucidi, a parità di quantità consumata, provocassero una risposta glicemica identica. A partire dalla metà degli anni  Settanta un ricercatore californiano dell’Università di Standford, ha dimostrato che a parità di contenuto di glucide puro, ogni glucide provocava un diverso aumento della glicemia. Era dunque necessario misurare il potere iperglicemizzante di ogni glucide per poi metterli a paragone. Invece di considerare semplicemente l’importanza della glicemia provocata da ogni glucide, nel 1981 un altro ricercatore prese in considerazione la superficie del triangolo d’iperglicemia determinata da tutte le curve della glicemia indotta dall’alimento testato e assunto da solo a digiuno. In sintesi, una misurazione sulla quale gli studiosi si stanno ancora confrontando.