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Aree dismesse: la situazione nelle nostre città

L'area dell'ex Mattatoio di Roma, sullo sfondo il Gazometro
L'area dell'ex Mattatoio di Roma, sullo sfondo il Gazometro
L’area dell’ex Mattatoio di Roma, sullo sfondo il Gazometro, uno dei tanti progetti di riqualificazione urbana rimasti incompiuti in Italia

Italia, un paese colmo di vuoti

C’è una parte d’Italia di cui raramente ci si occupa. Si tratta delle aree dismesse, che nel nostro paese sono moltissime, mentre, allo stesso, tempo il dibattito sembra piuttosto concentrarsi sulle potenzialità delle smart cities che non sempre partono dal recupero, bensì all’invenzione ex novo degli spazi senza tenere necessariamente in conto che essi siano effettivamente sostenibili da una parte e a misura d’uomo dall’altra. Siamo diventati un Paese di ex: ex fabbriche, ex caserme, ex scali ferroviari, ex ospedali, ex preture, ex mattatoi e le città sono piene di spazi vuoti. Ma se in altre fasi storiche, come negli anni Ottanta quando nacque addirittura una grande associazione per l’archeologia urbana, questi luoghi sono stati visti come delle opportunità immense per ridare vita alle città e ai centri minori, oggi sono sembrano essere diventati un problema. Con la crisi dell’edilizia, la saturazione dei centri commerciali e le banche che non finanziano più progetti come un tempo, il rischio sotto gli occhi di tutti è quello di zone destinate al degrado per un periodo lunghissimo. Del resto per quanto riguarda le opere di riqualificazione, si sono normative poco chiare sulle bonifiche,pochi soldi per i progetti pubblici, un approccio confuso alla collaborazione tra pubblico e privato e un regolamento edilizio diverso per ciascuno degli 8.000 comuni italiani.

L’area industriale dismessa dell’Italsider di Bagnoli, a Napoli, un progetto di riqualificazione che non ha dato i risultati sperati (WikiCommons by Mentnafunangann)

Legambiente: leggi sulla bonifica industriale inapplicate

Le ex industrie Falck a Milano, lo stabilimento di Bagnoli a Napoli, l’industria Carapelli a Firenze, Fiat-Lingotto a Torino, a Roma l‘ex Mattatoio nel rione Testaccio, gli ex Mercati Generali e l’Ex Snia, solo per fare alcuni esempi. Aree enormi all’interno del tessuto cittadino preda, a volte, di gentrification.  Esempi di successo ce ne sono. Come a Torino, in generale, con il Lingotto in particolare. Numerosi sono quelli fallimentari, come Bagnoli, a Napoli. Altri sono buoni ma incompiuti, come nel caso dell’area di Novoli a Firenze. L’associazione Legambiente è stata coinvolta in molti casi come osservatorio privilegiato. «Il punto da cui iniziare è la necessità di bonificare le aree. Abbiamo lasciato tutti un po’ di sangue, perché raramente abbiamo ottenuto che chi aveva abbandonato l’area la ripulisse, anche se la normativa ha fatto passi avanti», ha dichiarato alla stampa il vicedirettore generale di Legambiente. Il problema è stato storicamente di due tipi: «Talvolta la colpa è stata di chi ha fatto la bonifica cercando di imbrogliare, ma talvolta la responsabilità è stata di chi ha fatto leggi poco chiare e di chi le ha interpretate. A lungo le Asl e le Arpa regionali hanno applicato le norme in modo più o meno restrittivo e questo non ha reso possibile creare un’industria delle bonifiche».

Una manifestazione di cittadini nel quartiere milanese Quarto Oggiaro nell’ambito del progetto di riqualificazione partecipata realizzato nel network europeo MyNeighbourhood, My City

Le potenzialità del recupero urbano: non solo smart cities

Esempi di eccellenza in cui si coniuga tecnologia e recupero non mancano. A Milano ad esempio, nell’area di Quarto Oggiaro grazie agli studenti del quinto anno dell’Istituto Pareto, in occasione dell’incontro annuale delle città europee che partecipano al progetto di riqualificazione urbana MyNeighbourhood, è di recente attuazione il progetto “Quarto Gardening” che ha trasformato un’anonima sabbiera in disuso in un giardino verde a misura di bambino.  Il progetto “Quarto Gardening” rientra nel più ampio programma europeo “My Neighbourhood – My City” che, oltre a Milano, vede coinvolte anche le città di Birmingham, Lisbona e Aalborg in Danimarca per sviluppare, insieme a cittadini, associazioni e scuole presenti nei quartieri prescelti, nuovi servizi volti a connettere persone, idee e risorse per favorire l’uso intelligente delle tecnologie e migliorare la qualità della vita favorendo così nuovi processi di inclusione sociale. Altro esempio a Bologna dove l’Amministrazione Comunale ha deciso di inserire nei progetti per il futuro la riqualificazione di 31 aree dismesse della città. Nel Piano Operativo Comunale sono stati inseriti 27 nuovi progetti di riqualificazione che verranno dedicati proprio a tali aree dismesse. Sulle aree abbandonate nasceranno, infine, 485 nuovi appartamenti.

 

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