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Stress da lavoro: colpisce un lavoratore su quattro

Stress correlato al lavoro, risultati di una indagine
Stress correlato al lavoro, risultati di una indagine
Stress correlato al lavoro, risultati di una indagine

La ricerca della Federazione delle aziende sanitarie pubbliche

Lo stress da lavoro colpisce un lavoratore su quattro. Combattere lo stress farebbe bene all’economia se è stato calcolato che, in un anno, è di 30 milioni di giorni di lavoro recuperati da quelli persi per malattia e tre miliardi di euro risparmiati. Lo dimostra un’indagine della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) presentata recentemente a Roma. Il laboratorio ha coinvolto 19 tra asl e ospedali italiani, per un totale di 65.000 dipendenti, dove sono state attivate una serie di iniziative per migliorare l’ambiente lavorativo, e grazie a queste, in quattro anni, sono diminuite le assenze per motivi di salute del 30%. E la percentuale di persone con problemi connessi allo stress in ufficio e in corsia è scesa da 25 a dieci. Lo stress si può combattere, risparmiando 3 miliardi di euro l’anno. Questo risultato si potrebbe ottenere con interventi e politiche adeguate nei posti di lavoro si potrebbero recuperare 30 milioni di giornate lavorative perse a causa dello stress lavoro-correlato.

I risultati dell’indagine

Partendo da un check-list di eventi sentinella del rischio di stress lavoro-correlato, l’indagine ha rilevato il livello di benessere psicologico in un campione significativo dei dipendenti delle 19 aziende sanitarie, che hanno poi attuato una serie di azioni mirate a migliorare l’ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di attenzione ai problemi sociali e familiari, che non sempre riescono a restare fuori quando si è al lavoro. I risultati sono stati evidenti: far lavorare i propri dipendenti in un clima più favorevole paga, visto che il numero di “stressati” in ufficio o in corsia è sceso ben al di sotto della soglia del 10%, contro un buon 25% di partenza. Che è poi la media europea dei lavoratori colpiti da quella sindrome da stress correlato al lavoro che alle economie dei Paesi UE costa ben 20 miliardi di euro l’anno, tra calo della produttività e il 60% di tutte le giornate di malattia riscontrate nei luoghi di lavoro. Mentre il Rapporto Asfor (l’Associazione Italiana per la Formazione manageriale) sulla formazione manageriale in Italia dice che migliorando il “clima interno” la produttività cresce di oltre il 27% e, quel che forse più conta, la customer satisfaction, ossia l’indice di gradimento dei clienti, sale di ben 47 punti percentuali. La lotta allo stress in Asl e Ospedali coinvolti ha portato fino ad ora a una riduzione delle assenze per malattia pari a circa il 30%. Calcolando che ogni anno, secondo i dati Inps, i giorni persi per motivi di salute sono ben cento milioni, applicare la stessa ricetta all’intero mondo del lavoro significherebbe appunto un recupero pari a 30 milioni di giornate lavoro, per un valore totale pari a circa 3 miliardi di euro da reinvestire in qualità dei servizi. L’Europa già nel 2008 ha stipulato uno specifico accordo tra imprese e parti sociali,che l’Italia ha poi recepito con un decreto ad hoc, entrato in vigore dal 1° gennaio del 2012. E la sanità, con il Laboratorio FIASO, ha fatto da apripista, sperimentando con successo una politica di promozione del benessere nelle aziende sanitarie, racchiusa ora nelle oltre 200 pagine della ricerca che potranno “dettare la linea” non solo nel comparto della sanità ma anche nel resto del mondo lavorativo.

I principali fattori di stress

Sono stati anche individuati i 13 fattori “anti-stress” e le tre principali cause che lo scatenano. Dopo la cura, nelle 19 aziende campione oltre il 77% dei dipendenti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli impiegati, ha infatti dichiarato di stare benissimo da un punto di vista psicologico. Al contrario, la quota dei dipendenti nonostante tutto “stressati” è scesa ampiamente sotto il 10%. Un dato, quest’ultimo, non rilevabile con precisione perché influenzato da una forte visione soggettiva del proprio stato di stress, spiegano i curatori dello studio. Resta il fatto che la lotta allo stress lavoro-correlato ha contribuito a migliorare sensibilmente la produttività e ad abbattere le giornate di assenza per malattia.
A influire positivamente su questi risultati sono 13 variabili sul benessere organizzativo, puntualmente rilevate dalla ricerca FIASO. In una scala a 1 a 5, a influenzare maggiormente lo stato di benessere sul lavoro sono valori legati alle capacità lavorative, come l’abilità (4,26) e la capacità di utilizzare risorse proprie (4,20). Ma particolarmente rilevanti sono anche la chiarezza del proprio ruolo (3,95), la capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92), la soddisfazione lavorativa in genere (3,92). Da non trascurare anche le altre variabili. In primis la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunità (3,58).
Fattori di disagio lavorativo sono invece prima di tutto i carichi di lavoro (3,57), frutto non solo della politica di quasi permanente blocco delle assunzioni in sanità, ma anche di inefficienze organizzative a cui le aziende stanno ponendo rimedio. Ci sono poi i problemi di conciliazione lavoro-famiglia e i trasferimenti o cambi di mansione. Un discorso a parte meritano poi le dipendenti in gravidanza. Per le donne che lavorano in sanità lo stato di gravidanza può diventare più che per altre lavoratrici un fattore di stress lavoro-correlato, che colpirebbe una gestante su due a causa delle difficoltà riscontrate nella ricollocazione lavorativa dopo la maternità e delle tensioni che a volte si creano con i colleghi.

La percezione del problema dello stress tra i Dg di Asl e Ospedali

Una ricerca qualitativa nella ricerca è poi quella che ha rilevato il punto di vista dei Direttori generali rispetto al problema. Con una convergenza unanime nel considerare di centrale importanza occuparsi della salute dei propri dipendenti, intesa non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico e sociale.
Il benessere organizzativo, per i Dg, ricopre dunque un valore strategico e serve a:
– migliorare la gestione delle conflittualità interne;
– migliorare il senso di appartenenza all’azienda;
– aumentare la partecipazione dei dipendenti alla vita organizzativa;
– migliorare le relazioni fra i dipendenti.
Tra le azioni considerate strategiche tra i Dg per conciliare vita e lavoro: gli asili per i figli dei dipendenti; la flessibilità in entrata e in uscita; bus navetta; la rimodulazione del part-time a misura delle esigenze del dipendente.

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