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11 Ottobre – Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down

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Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down

In oltre 200 piazze italiane un messaggio di cioccolato in cambio di un contributo per sostenere i progetti di autonomia delle associazioni aderenti al CoorDown.

La Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, da oltre dodici anni, ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di affermare l’importanza di una cultura della diversità, contro i tanti pregiudizi che ancora colpiscono le persone con disabilità. Perché “essere differenti è normale”.

L’hashtag ufficiale della Giornata Nazionale è #GNPD2015. Con la campagna di quest’anno, attraverso la vendita di tavolette di cioccolata del commercio equo e solidale in 200 piazze italiane, ognuno può sostenere una migliore qualità della vita delle persone con sdD e contribuire a un futuro che riservi loro le possibilità di chiunque altro, a scuola, nel lavoro e nello sport. Infatti i fondi raccolti saranno utilizzati per finanziare i progetti di autonomia organizzati sul territorio e dedicati a giovani e adulti con sindrome di Down.

Il messaggio che la campagna si impegna a diffondere è “Un futuro più indipendente è un futuro possibile”. Maggiori informazioni possono essere trovate sul sito del Coordown.

I progetti di autonomia per favorire l’indipendenza e autonomia grazie all’integrazione lavorativa

Questo evento ci offre lo spunto per parlare dell’importanza del lavoro come possibilità di indipendenza e autonomia non solo economica per ogni soggetto adulto e, come nelle persone con disabilità, questo abbia anche dei risvolti nel mondo famigliare e sociale che li circonda.

Avere un lavoro significa partecipare al sistema produttivo della società cui si appartiene, è significativo per la vita di ognuno e per la percezione di se stesso. Più in generale infatti anche se ad oggi non è il lavoro che determina una persona è comunque una modalità di espressione e a volte di maturazione della stessa. Per i soggetti con difficoltà un rapporto lavorativo stabile e produttivo assume anche un valore emancipatorio, una sorta di riscatto sociale e di realizzazione personale. L’integrazione lavorativa porta a creare delle nuove relazioni sociali, a definire una identità soggettiva connotata positivamente, ad assumersi delle responsabilità e autogestire la propria persona, a poter gestire il denaro per se stessi e per progetti importanti di vita. Questa evoluzione ha anche effetto sulle dinamiche famigliari, rende il soggetto più “adulto” e meno relegato nel ruolo di “assistito” creando un ulteriore processo di emancipazione.

Il lavoro permette di realizzarsi, di essere motivati, di crescere e di diventare autonomi. La dignità lavorativa non è strettamente collegata al salario ma al riconoscersi uguali al proprio vicino, accomunato a lui da un’attività in cui ci si può rispecchiare. Questo è un punto focale nell’idea di integrazione lavorativa di persone con disabilità. Lo stesso concetto di autonomia a seconda di come è inteso, influenza il pensiero di dignità lavorativa. Se indichiamo l’autonomia lavorativa come superamento del bisogno di aiuto, concetto che se ci pensiamo bene è alquanto “impossibile” anche per le persone senza difficoltà, questa ha un’alta possibilità di frustrazione e insuccesso. L’autonomia nel condurre la vita lavorativa desiderata deve essere intesa invece come evoluzione e diversificazione dei sistemi di aiuto, modulabili a seconda delle caratteristiche e dell’evoluzione del soggetto. In pratica aiutare ad essere se stessi come strumento di inserimento nel mondo del lavoro. Infatti rivolgersi ad una persona diversamente abile non implica occuparsi  esclusivamente della parte “disfunzionale” ma significa potenziare il background personale e sociale del soggetto. Non riconoscere abilità potenziali o residuali rischia di essere restrittivo e limitare l’inserimento lavorativo a strategie per affrontare il limite senza considerare le attitudini.

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