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Dall’accomodamento ragionevole all’accessibilità informatica, una riflessione sui luoghi di lavoro senza barriere

 

postazioni di lavoro accessibili
Postazioni di lavoro accessibili a persone con disabilità motoria

L’accessibilità dei luoghi di lavoro per le persone con disabilità.

In questo ultimi mesi abbiamo assistito all’introduzione di una serie di elementi nuovi tesi a migliorare i luoghi di lavoro sotto il profilo della fruibilità per le persone con disabilità. Tasselli che vanno ad aggiungersi al quadro di diritti e strumenti già esistente, apportando nuove e sostanziali indicazioni.

Mi riferisco all’obbligo di intervenire per rendere accessibile la sede lavorativa facendo ricorso ad un “accomodamento ragionevole”, in presenza di un dipendente in situazione di disabilità. Adempimento a cui sono tenuti sia i datori di lavoro pubblici che quelli privati.

Aggiungo l’emanazione delle linee guida di AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per le postazioni di lavoro accessibili dal punto di vista informatico per i dipendenti con disabilità, in attuazione della legge sull’accessibilità informatica.

Novità a parte, già disponevamo di normative per il superamento delle barriere architettoniche, per la sicurezza e quelle contro la discriminazione sui luoghi di lavoro in relazione (anche) a situazioni di disabilità.

Un quadro di requisiti forse un po’ disomogeneo e non ancora in grado di chiarire molti dubbi, che tuttavia non va confuso con un altro tema, altrettanto importante, quello inerente l’assunzione di persone  con disabilità, per obbligo o per mission aziendale.

Ora possiamo leggere questi nuovi elementi assieme agli altri o analizzarli separatamente, ma ciascuno ci fornirà un contributo essenziale sull’accessibilità fisica, l’accessibilità digitale, la sicurezza e i principi di non discriminazione.

Un punto fondamentale è, e resta, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità il cui articolo 27 su “Lavoro e occupazione”  recita:

 “Gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità.”

L’Italia nel 2009 ha fatto propri i principi della Convenzione, ratificandola con una legge nazionale (Legge n. 18/2009) e si è impegnata ad intraprendere il precorso per la sua graduale, ma piena, applicazione.

 Non è questa la sede per parlare di articoli e commi, è invece importante comprendere come questo tema, quello dell’accessibilità dei luoghi di lavoro,  rientri in un quadro di diritti, quello al lavoro da parte delle persone con disabilità, che più degli altri, in una situazione di crisi generalizzata possono correre il rischio di restare esclusi dal mercato del lavoro, anche per scarsa conoscenza dei requisiti ambientali e tecnico informatici per adeguare un luogo di lavoro a determinate esigenze.

E’ un dato riconosciuto, infatti che le persone con disabilità hanno un accesso più limitato al mercato del lavoro rispetto alle persone senza disabilità.

Ciò emerge da un’indagine del 2011 sull’occupazione delle persone con disabilità nei  Paesi dell’Unione Europea (Comunicato EUROSTAT  n. 184 del  2/12/2014). Meno di una persona disabile su due aveva un lavoro nei 28 Paesi dell’Unione nel 2011.
In particolare, nei 28 Paesi dell’EU l’occupazione della popolazione tra  i 15 e i 64 anni senza disabilità è del 66.9% mentre tra le persone con disabilità il dato scende al 47%, con un distacco di 19.6 punti.
In Italia la stessa indagine rileva invece che il 58.9  %  delle persone senza disabilità lavora, a fronte del  45.6 % delle persone con disabilità,  con un distacco  del 13.3 %. L’Italia quindi denota un trend migliore rispetto agli altri Paesi dell’Unione, poiché la forbice tra occupati senza disabilità e con disabilità è inferiore di alcuni punti.

Siamo consapevoli della complessità del tema e  che l’occupazione delle persone con disabilità va incentivata con politiche mirate, ma riteniamo che non possa essere sottovalutata  la correlazione tra questa e l’accessibilità degli ambienti lavorativi, per sostenere il  diritto al lavoro delle persone con disabilità.

Arch. Daniela Orlandi

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