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Come acquisire fiducia in se stessi?

Autonomia e fiducia in se stessi spesso sono correlate
Donna bionda in sedia a rotelle con un sorriso che fa pensare ad una buona fiducia in se stessa
Autonomia e fiducia in se stessi spesso sono correlate

A cosa porta una scarsa fiducia in se stessi? Da cosa deriva? Come si allontana? Alcune considerazioni valide per le persone disabili, ma anche no

A chiunque può capitare di scoraggiarsi di fronte alle difficoltà della vita: quando a queste difficoltà si aggiungono le difficoltà derivanti da una disabilità fisica, questo pericolo è chiaramente maggiore. In quest’articolo analizzeremo prima di tutto le conseguenze che può avere una scarsa fiducia in se stessi; poi valuteremo alcune delle possibili cause che possono portare una persona disabile ad avere una scarsa fiducia in se, anche in relazione allo schema di assistenza nel quale è inquadrata, e infine suggeriremo delle possibili strade per incrementare tale fiducia, pur consapevoli che ciò non è sempre facile e che le situazioni possono variare da persona a persona. Parte delle cose che diremo sono perfettamente valide anche nel caso delle persone non disabili.

Paura di affrontare la vita

La sfiducia in sé stessi porta spesso, anche nel caso di una persona non disabile, ad una situazione di infelicità; sostanzialmente, il soggetto che non ha fiducia in se sta continuamente a fare autocritica e ha paura di affrontare le situazioni. Pertanto, la sfiducia in sé stessi può comportare grosse difficoltà relazionali, poca energia nell’affrontare e risolvere i problemi, scarsa voglia di impegnarsi nel lavoro e nello studio. A volte può sembrare che la personalità sia divisa in due: una parte spinge la persona ad agire, un’altra parte la blocca e la intimorisce anche di fronte alle azioni più semplici, come uscire di casa oppure contattare una persona.

Evasione dalla realtà: strade distruttive …

Talora la situazione diventa insostenibile e allora il soggetto cerca di evadere dal mondo reale, oppure di modificarlo in modo violento. Nei casi peggiori egli cerca rifugio nell’ alcol – in quest’articolo abbiamo parlato degli effetti deleteri che esso può avere in particolare sui giovani – nella droga, nella delinquenza, nell’adesione a gruppi eversivi. Soprattutto in questi ultimi due casi il soggetto, visto che si sente incapace di migliorare la sua situazione per vie ordinarie, tenta di cambiare le cose in modo violento.

… e meno distruttive: l’arte, la musica, il gioco

Barricarsi in camera con i videogiochi è certamente meglio che drogarsi, ma non risolve i problemi

Nei casi migliori, egli può cercare rifugio in un mondo che gli appare più accogliente. Esempi comuni di tentativi di fuga in un mondo diverso da quello reale sono l’arte, la musica, la fede sportiva, i giochi con o senza computer, tutti interessi che peraltro, di solito, sono perfettamente alla portata delle persone disabili. Cliccando sui rispettivi nomi, potete leggere tre articoli che abbiamo scritto rispettivamente su Patrick, FrancescoAlessio, tre giovani ragazzi seriamente disabili che sono riusciti a raggiungere il successo rispettivamente nella musica, nell’arte e negli scacchi.

Ma il mondo vero è quello reale

Ma spesso l’arte, la musica, il gioco non consentono di risolvere i problemi, anche perché si tratta di attività che, proprio perché gradevoli, sono parecchio inflazionate e solo poche persone elette riescono a costruirci la propria vita. La maggioranza delle persone disadattate, dopo magari qualche ora di evasione e di svago, devono tornare a confrontarsi con i problemi di quel mondo reale nel quale non si sentono a proprio agio. La mancanza di fiducia in se stessi può riguardare qualsiasi persona a prescindere dalla condizione fisica, ma, nel caso delle persone disabili, ciò accade più spesso rispetto alla media. Principalmente, per quali ragioni?

 Disabili seri, assistenza continua e libertà di scelta

Uno dei problemi maggiori che può condizionare la vita di una persona disabile è la mancanza di autonomia, oppure la difficoltà a conseguire la stessa: le situazioni possono essere molto varie. Talora la persona disabile necessita di aiuto costante da parte di una oppure più persone; nelle società più avanzate tali persone sono stipendiate dallo Stato, e grazie al loro aiuto è possibile che le persone seriamente disabili riescano a condurre una vita soddisfacente almeno in qualche misura. Molto dipende dal rapporto tra l’assistente e l’assistito, e dall’autonomia decisionale che il primo concede al secondo. Il simpatico Enrico Lombardi, direttore editoriale di DM, afferma a riguardo di tale rapporto che “essendo un servizio basato sulle esigenze della persona con disabilità, quest’ultima deve avere la possibilità di modellarlo su queste sue esigenze. Esigenze che possono cambiare da un giorno all’altro: perché, come dicevo prima, è il diritto di scegliere, ad esempio, a che ora andare a dormire e a che ora alzarmi. Non è detto che tutti i giorni uno voglia fare le stesse cose, o abbia necessità di fare le stesse cose.” (Seminario “Volere volare”, Peccioli(PI) 2009).

 Rimanendo in famiglia non si cresce

Diverso è il discorso di quei disabili che sono assistiti in tutto e per tutto dalle proprie famiglie d’origine: tale situazione, nonostante tutta la dedizione e la buona volontà profusa dai familiari, in generale non favorisce lo sviluppo di una solida fiducia in se stessi. Questo succede per varie ragioni, fondamentalmente all’individuo disabile può pesare il fatto di rimanere legato alla famiglia di origine, che peraltro può non riuscire a considerarlo nel modo giusto, può influenzarlo nelle sue scelte, progetti di vita, ecc. Del resto, per i soggetti normodotati che, compiuta la maggiore età, restano in famiglia, vale esattamente lo stesso discorso. Quante madri si preoccupano che il figlio, che magari ha 35 anni, è alto 1,90 e fa body building, abbia mangiato, non abbia freddo, non faccia tardi al lavoro, ecc.?

Assistenza individuale, Italia ancora indietro

In generale, quello italiano non è uno stato che favorisce l’assistenza individuale. I fortunati che usufruiscono di un assistente pagato dallo Stato sono una minoranza: lo studio dell’ ISTAT Inclusione sociale delle persone con limitazione dell’autonomia personale” dice che il 55% delle persone con limitazioni funzionali riceve aiuti unicamente da familiari. Un’altra consistente parte, pur ricevendo qualche aiuto da assistenti, in molte situazioni deve sempre contare sui familiari. E quando, con il passare del tempo, i familiari se ne vanno da questo mondo, oppure non sono più nelle condizioni di assistere i disabili? Spesso in Italia le persone che hanno necessità di costante aiuto e che non possono essere assistite dai familiari vengono collocate in istituti, anche questa una soluzione che in generale, a detta di molti, lascia poca libertà ai disabili.
Manifestazione per la Vita indipendente
Molte associazioni, come ad esempio il Movimento Per la Vita Indipendente, premono sul governo affinché garantisca ai disabili che necessitano di assistenza continua la libertà di scelta tra l’istituzionalizzazione e l’assistente personale: è provato, peraltro, che quest’ultima soluzione costa di meno.

Disabili più lievi, autonomi ma con fatica

Ma, per fortuna, non tutte le persone disabili hanno necessità di assistenza continua. Esistono molte persone con handicap lieve/medio che sono sostanzialmente indipendenti, ma che per raggiungere quest’obiettivo devono impiegare più tempo della media, fare più fatica della media e magari spendere più denaro. L’indipendenza per queste persone comporta la rinuncia a qualcosa: ad esempio un soggetto con handicap lieve può impiegare più tempo del normale a fare la doccia, a vestirsi, a cucinare, ad uscire di casa. Questo sarà necessariamente tempo che egli sottrarrà a qualcos’altro, al lavoro, allo studio, alle relazioni, all’eventuale famiglia. Oppure può pagare una persona che lo aiuti in alcune attività specifiche, ad esempio cucinare e mettere in ordine la casa, e velocizzi in una certa misura i suoi tempi.

Una buona soluzione: l’assistente solo per qualche ora

L’assistente che aiuta soltanto per attività specifiche è molto diverso dall’assistente personale, che segue la persona disabile sempre e ovunque, fatti salvi ovviamente ferie e giorni di riposo. Adesso, come abbiamo già detto, in certi casi l’assistente personale è necessario; riteniamo però che, quando è possibile scegliere, l’assistente che aiuta solo per un numero di ore limitato, sia meglio dell’assistente fisso. Questo non solo per una questione economica, ma anche per evitare qualsiasi tipo di dipendenza psicologica; quando poi, per svariati motivi, tra assistente e assistito non si instaura un buon rapporto, dover convivere tutto il tempo può risultare molto pesante.

Più indipendenza, più fiducia in se stessi

Dal punto di vista della fiducia in se stessi, in linea generale, l’assistente ad ore è preferibile anche all’aiuto ricevuto dalla propria famiglia d’origine, per le ragioni che già abbiamo spiegato qualche paragrafo più sopra. In quanto a mogli, mariti, partner, amici, eventuali figli, ecc. di solito aiutano volentieri, ma chiaramente non può essere la loro funzione principale. Personalmente siamo passati attraverso tutti gli schemi di assistenza fin qui descritti, esclusa la degenza in istituti, e ci sentiamo di dire che, in linea generale, lo schema di assistenza migliore di tutti è quello dove la persona disabile viene aiutata per un numero limitato di ore, e per il resto se la cava principalmente da sola, sia nel caso che conviva con altre persone, sia nel caso che viva per contro proprio. Riteniamo infatti che, al fine di essere indipendenti, valga senz’altro la pena di sacrificare un po’ di energie, di tempo e di soldi in più, ammesso naturalmente che se ne abbia la possibilità.
Vivere senza assistenza, almeno per la maggior parte del tempo, per molti disabili è possibile: ogni componente della casa si può adattare
Ciò che si perde, lo si riguadagna in termini di abilità pratica, di capacità organizzative, di fiducia in se stessi, tutte cose che aiutano ad ottenere migliori risultati in tutti i settori della vita. Questo ovviamente restando ben consapevoli dei propri limiti, che possono variare da persona a persona, e anche tenendo conto dei possibili rischi: il livello di attenzione di una persona disabile che sta da sola deve essere massimo, perchè essa potrebbe avere più difficoltà della media a gestire imprevisti come cadute, incendi, ecc.

 Vivere nel luogo giusto

Sottolineiamo infine che il grado di disabilità di una persona, e la sua necessità di essere assistito in modo più o meno continuato, dipende anche dal luogo nel quale si vive, che può fornire più o meno assistenza pagata dallo Stato, più o meno accessibilità, più o meno servizi. Un’importanza fondamentale riveste anche la possibilità di spostarsi da un luogo all’altro, che è una componente fondamentale dell’autonomia di qualsiasi persona. A Roma per una persona disabile è veramente difficile spostarsi senza automobile: gran parte della rete di trasporto pubblico è inaccessibile, e il servizio di accompagnamento, come abbiamo scritto in questo lungo articolo, è gestito in modo veramente insensato. Nella maggioranza delle altre metropoli italiane le cose non vanno meglio: in quest’altro articolo abbiamo descritto quanto sia problematica la situazione anche a Venezia. In quest’articolo, invece, abbiamo descritto l’accessibilità veramente ottima della città di Göteborg, e in quest’altro articolo abbiamo parlato dei grandi progressi che ha fatto recentemente la Spagna. Sicuramente, a parità di condizione fisica, un disabile che vive a Barcellona, città dove la rete di trasporto pubblico è interamente accessibile, è meno disabile di uno che vive a Roma.
A Barcellona qualunque disabile è in grado di andare da un punto all’altro della città con i mezzi pubblici
Incoraggiamo tutti i disabili che vivono in città inaccessibili a considerare l’idea di trasferirsi in luoghi a loro più adatti: cambiare città, addirittura nazione, non è mai facile, ma la libertà di muoversi é essenziale ai fini del raggiungimento di una buona autonomia e, di riflesso, di una solida autostima.
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