La crisi di Twitter

Twitter in crisi
Twitter in crisi

 

Il social dei 140 carattere è in crisi?

La crisi di Twitter. Sono sempre più insistenti sui media le voci che il famoso servizio di social-media possa abbandonare il suo sistema di esperienza in tempo reale a favore di tweet curati da un algoritmo. La reazione degli utenti ha preso forma nel hashtag, divenuto immediatamente virale, #RIPTwitter ovvero “Riposa in pace, Twitter”. Il social network dei 140 caratteri non è morto ma, a guardare la lista degli hashtag più popolari negli scorsi giorni, verrebbe quasi da pensare il contrario. A pronunciare il de profundis sono stati milioni di utenti che hanno manifestato così il proprio dissenso rispetto alla possibilità che la successione dei messaggini sulla timeline non sia più semplicemente cronologica ma ordinata da un algoritmo sulla base di vari criteri di rilevanza. Un simile cambiamento per molti significherebbe la fine di Twitter così come lo conosciamo e un pericoloso avvicinamento a Facebook dove, come è noto, i post che arrivano all’utente sono decisi dal software.

Il CEO Jack Dorsey ha cercato di rassicurare i suoi utenti che Twitter “è sempre in tempo reale”, ma nelle scorse settimane la società ha annunciato che sì, di fatto, presenterà agli utenti una time line curata da un algoritmo che gli consentirà di recuperare quanto potrebbero aver perso dopo un periodo di distacco dal servizio. Quello stesso giorno, Twitter ha riportato il suo bilancio, ammettendo che il numero di utenti nell’ultimo quadrimestre del 2015 è diminuito. Tenuto conto dello spirito con il quale era nata la società, che ispirandosi alla mentalità diffusa nella Silicon Valley ambiva a “conquistare il mondo”, la notizia è parsa subito grave ed ha avuto vasta eco.

La concorrenza di Facebook

Mentre diverse persone cominciano a chiedersi quanto tempo rimanga a Twitter, soprattutto in vista della possibile concorrenza diretta da parte di Facebook, un giornalista esperto di tecnologie del New York Times ha presentato una versione differente: è tempo che Twitter cominci a pensare in scala più piccola. In qualità di utente sfrenato di Twitter, il giornalista non nasconde i suoi apprezzamenti verso il servizio, arrivando a dichiararlo “la più importante rete social al mondo”. L’idea che la firma del New York Times suggerisca alla società di non cimentarsi in una competizione con giganti quali Facebook e Google ha però senso. Esistono le prove che la sua struttura non sia adatta a una diffusione così ampia – e non c’è niente di male ad essere una società da $10 miliardi (che Twitter continua a valere nonostante stia attraversando un periodo così buio). Se Dorsey intende continuare ad aggiungere zeri alla capitalizzazione di mercato della sua società, è possibile che tenti di reinventare il servizio che continua pur sempre a contare 300 milioni di utenti mensili. Se lo farà, gli esiti potranno essere due: potrebbe riuscire, soddisfacendo gli investitori e riprendendo a crescere rapidamente, o fallire.