Assistenza domiciliare, Italia indietro

Assistenza domiciliare, Italia indietro
Assistenza domiciliare, Italia indietro

Molti i non autosufficienti, pochi i mezzi per l’assistenza

Assistenza domiciliare, Italia indietro rispetto all’Europa. Sono circa due milioni e mezzo i non autosufficienti nel nostro Paese eppure le ore di assistenza sono in media 22 l’anno, contro le 28 ore a settimana in Germania. Un italiano su cinque ha più di 65 anni e sono circa due milioni e mezzo gli anziani non autosufficienti.

Carenze cui quasi sempre supplisce la famiglia o per chi li può pagare, gli assistenti privati a domicilio. C’è da dire però che come ha detto alla stampa Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità : “Il nostro sistema sanitario è uno dei pochissimi al mondo a garantire ancora una copertura universalistica, anche se sempre più frammentata. Rispetto ai servizi di assistenza domiciliare, il rapporto tra Nord e Sud è di dieci a uno, dato immutato negli ultimi 15 anni. Se non ci fossero le strutture caritative e di volontariato, in molti casi le persone non autosufficienti sarebbero praticamente abbandonate a se stesse. E poi laddove mancano i servizi aumenta la prescrizione inappropriata di farmaci, quindi la spesa, maggiore al Sud che al Nord». L’assistenza domiciliare, dunque, è uno dei cardini su cui puntare, anche a fronte di una popolazione che invecchia sempre più”.

Formazione per una assistenza di qualità

Occorre una maggiore integrazione tra assistenza domiciliare sanitaria e socio-assistenziale, perché una persona non autosufficiente ha bisogno di un supporto quotidiano, per esempio, per l’igiene personale, fare la spesa, cucinare.

Nel nostro Paese le badanti sono circa 830.000, la maggior parte con rapporti di lavoro irregolari e con una formazione non adeguata. Secondo l’ultimo Rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti dell’IRCCS INRCA : l’assistenza sanitaria e socio-assistenziale agli anziani non autosufficienti rappresenta una delle grandi sfide che la società italiana si trova ad affrontare. In un Paese come il nostro, in cui ben 2,5 milioni di anziani hanno limitazioni funzionali di qualche tipo (mobilità, autonomia, comunicazione, ecc.) e sono parzialmente o totalmente non autosufficienti, la questione di come lo Stato possa garantire un’appropriata assistenza continuativa (Longterm Care, LTC) deve rappresentare una priorità dell’agenda politica.

Implicitamente, il sistema di LTC si è retto finora per buona parte sul contributo delle famiglie dei non autosufficienti, sia come assistenza diretta in termini di cure personali prestate all’anziano che come esposizione finanziaria verso l’acquisto di beni e servizi sanitari e socio-sanitari (inclusi l’assunzione di assistenti familiari e il pagamento delle rette di strutture residenziali). Tuttavia, la disponibilità di caregiver familiari non riuscirà a sopperire alle carenze strutturali dei servizi formali di assistenza, sia per l’aumento previsto – in termini assoluti e percentuali – del segmento di popolazione ultrasessantacinquenne bisognosa di cura, sia per la progressiva diminuzione del numero di caregiver familiari, anche in seguito ai mutamenti sociali nella struttura delle famiglie e della società.