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E-Journalism: il punto in Italia

E-Journalism in Italia
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eJournalism, in Italia ancora incertezza 

E-Journalism: il punto in Italia. E’ pieno di ombre e criticità il quadro che emerge da un sondaggio. Incertezza, poche risorse e scarsa attenzione da parte delle istituzioni. E’ questo il percorso in salita in cui si muove il giornalismo digitale in Italia. Il sondaggio è stato realizzato da “Giornalismi” (gruppo di lavoro del Consiglio nazionale dell’ Ordine dei giornalisti) in collaborazione con Anso (l’Associazione degli editori online) per la seconda fase della Ricerca sul giornalismo e l’editoria digitale in Italia, dedicata soprattutto al giornalismo digitale. Sono state condotte una serie di interviste specifiche che testimoniano come chi fa seriamente informazione sul web, la paga poi con l’incertezza. Se è imprenditore combatte con i conti che non tornano per la pubblicità insufficiente e con la paura delle cause che possono arrivare dai dipendenti se i contratti non sono sufficientemente sicuri. Se poi si passa in particolare alla situazione del fotogiornalismo, il quadro che emerge da una serie di altre interviste mirate è ancora peggiore. L’ impatto che le tecnologie digitali stanno avendo sul segmento del fotogiornalismo ha prodotto una situazione che – dicono i diversi fotoreporter interpellati – non vede il rispetto delle regole base di privacy, deontologia professionale e diritto d’autore. Anche se – sono convinti in molti –” la scarsa qualità del ‘tutti fotogiornalisti’ lascia dello spazio ai professionisti per l’approfondimento”.

Come è stata condotta la ricerca

Il questionario sottoposto al mondo del giornalismo digitale è stato compilato da 79 testate italiane. Si tratta di circa il 6% delle 1300 testate giornalistiche online operanti in Italia (secondo le valutazioni di Anso). Undici di esse (il 14% del campione) hanno dichiarato un fatturato superiore ai 100.000 euro annui e solo tre di esse fanno capo a editori che pubblicano anche quotidiani cartacei. Un campione ristretto dunque, ma che offre una serie di riflessioni per partire e approfondire l’esame dello sviluppo e dei problemi del giornalismo e dell’editoria digitale in Italia.  Insieme all’aspetto economico si parla di “concorrenza sleale”(senza però precisare in che termini), e di “agevolazioni per chi investe nell’ editoria digitale” e di “mancanza di tutele per le testate digitali“. “Produrre contenuti di qualità e contemporaneamente controllare i costi”: così una grossa testata della capitale descrive sinteticamente la situazione dell’editoria online.  Come si ci pone davanti al controllo e verifica delle notizie? Le risposte indicano come sia accettata la necessità di controlli e verifiche e come sia diffusa e radicata (almeno come dichiarazioni di intenti) la pratica del controllo e verifica. In grande maggioranza, nelle risposte affermative, il ruolo di controllo e verifica è affidato al direttore, che spesso è anche editore, o in caso di redazioni più ampie anche ai capiredattore. C’è chi pratica una doppia verifica; c’è chi esplicitamente si rifà alle norme di legge e al codice etico e deontologico dei giornalisti.

 

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