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La verifica delle fonti digitali

La verifica delle fonti digitali
La verifica delle fonti digitali
La verifica delle fonti digitali

La traduzione italiana del manuale di verifica

Dopo due anni e mezzo dall’uscita della versione inglese, chiamata il Verification Handbook, la guida è ora uscita in italiano. Questa traduzione italiano va a completare il quadro delle lingue dei principali paesi europei e non, dopo inglese, francese, spagnolo, arabo, turco, greco, russo, serbo-croato. «Questa edizione è particolarmente importante», si legge nel comunicato stampa dei curatori, «perché si inserisce in un contesto giornalistico, quello italiano, in cui la cultura della verifica dei contenuti digitali prodotti dagli utenti è ancora poco diffusa e le sue tecniche e applicazioni sono ancora poco note all’interno delle principali redazioni online». Il manuale è organizzato in dieci capitoli e arricchito di casi di studio aziendali che illustrano l’applicazione dei principi e delle tecniche esposti dai migliori esperti di verifica delle fonti al mondo.

Un esempio di verifica

Un esempio di verifica contenuto nel testo riguarda le immagini che vennero diffuse nel tragico attentato del 2013 a Boston che fu filmato da una donna impegnata nell’ultimo miglio della maratona. Quando la donna era ormai al traguardo, su Boylston Street, qualche metro davanti a lei esplose la seconda bomba. Il video che girò in quei momenti era convincente, ma andava verificato comunque. Una foto che mostrava il momento dell’esplosione era stata diffusa da un giornalista locale in un elenco di account Twitter organizzato in precedenza, insieme ad altri giornalisti. Il suo tweet era stato geolocalizzato a Boylston Street; quest’informazione, proveniente da una fonte affidabile, contribuì a confermare il luogo preciso dell’esplosione. La vista di Google Street View su Boylston Street confermò sia la foto del giornalista che la prospettiva della donna prossima al traguardo. Questo procedimento  permise di confermare l’attendibilità del video stesso. Trovare la fonte originale fu meno semplice. Il video era stato caricato su YouTube da un account che non riportava dettagli. Cercando su Twitter con il codice unico del video siamo arrivati all’account che lo aveva diffuso inizialmente, NightNeko3, anche questo privo di dettagli personali. Cercando profili analoghi sui social media, scoprirono su Pinterest lo stesso account (NightNeko3), sotto il nome di Morgan Treacy. Venne così identificato l’account Facebook che apparteneva a Morgan Treacy, una ragazza i cui post erano geolocalizzati a Ballston Spa nello stato di New York. La società che ha fatto queste verifiche è Storyful, la prima agenzia stampa dei social media con base a Dublino e corrispondenti in Asia e Stati Uniti nata per scoprire, verificare e distribuire i contenuti prodotti dagli utenti. 

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