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Piano nazionale per la banda Ultralarga

Il piano nazionale per la banda larga
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Il piano nazionale per la banda larga

Un’attuazione attesa da tempo

Piano nazionale per la banda Ultralarga; al via la guerra tra i colossi delle telecomunicazioni, da una parte Telecom e Fastweb, dall’altra Enel e Metroweb. Ma sarà vero? Sarà davvero attuato? Sono anni che se ne parla, ma in molte zone del nostro paese la connessione veloce è ancora leggenda.  Il piano è ambizioso: coprire entro il 2020 l’85% della popolazione italiana con infrastrutture per la banda ultralarga, cioè a velocità pari a 100Mbps e garantire anche al 100% dei cittadini l’accesso alla rete Internet ad almeno 30Mbps. Un passo determinante per i privati cittadini ma ancora di più per le imprese italiane che devono fare i conti con una velocità media che può guardare dall’alto in basso solo Grecia, Croazia e Cipro. I Paesi top dell’area euro procedono a un passo che vale quasi il triplo del nostro. Il piano del governo prevede una spesa di 13 miliardi di euro.

In Italia saranno coinvolte più di 94 mila aree. Il primo bando di preselezione, scaduto il 25 luglio dopo due proroghe, ha individuato le cosiddette “Aree bianche” o a fallimento di mercato, cioè zone in cui le infrastrutture per la banda larga risultano inesistenti e nelle quali si ritiene che non ci sia uno sviluppo futuro imminente.

Le prime regioni ad essere coinvolte

In Lombardia è in gioco l’investimento più importante dei primi cinque lotti previsti. Le altre regioni al momento interessate sono Abruzzo e Molise (123 milioni), Emilia Romagna (232 milioni), Toscana (222 milioni) e Veneto (388,5 milioni). «Con questo bando – ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni alla stampa – si fa un passo decisivo per mettere l’Italia al passo con i paesi europei più virtuosi entro il 2020 e questo primo intervento che coinvolge più di tremila comuni rappresenta già quasi metà delle aree bianche dell’interno Paese». Sulla carta dunque sarà scongiurato il pericolo di avere una «Italia a due velocità». Ma solo sulla carta. Nel frattempo pubblica amministrazione e soprattutto comuni sono chiamati nei prossimi sei mesi a comunicare le informazioni al neo istituito catasto nazionale delle infrastrutture. Il sistema, gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbe contenere tutte le informazioni relative alle infrastrutture presenti sul territorio, sia sopra sia sottosuolo, e permetterà di velocizzare lo sviluppo delle reti a banda ultralarga e risparmiare sui costi di posa della fibra. Insomma, più saranno accurate le informazioni date al catasto più si riduce il rischio che gli operai possano trovarsi di fronte sorprese inattese durante il cantiere.

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