Cinema – Docufilm: “Svegliami a mezzanotte” regia di Francesco Patierno

Presentato al Festival di Torino e in uscita in questi giorni al cinema, il Ducufilm “Svegliami a mezzanotte” regia di Francesco Patierno, in anteprima nella sezione Documentari Italiani, è il racconto in prima persona, lucido e ipnotico, di Fuani Marino che, attraverso la voce di Eva Padoan, ripercorre la sua vita dalla nascita fino a quel fatidico 26 luglio, giorno in cui si è lasciata cadere nel vuoto dopo una giornata – così simile ad altre – passata al mare. Un gesto estremo, una manciata di secondi. Un prima e un dopo. Quattro piani che la separano dall’asfalto e da un finale inatteso. Fauni Marino sopravvive alla caduta e Svegliami a mezzanotte, nel racconto di quel dolore inspiegabile che l’ha portata a compiere un gesto al quale tutti cercano un perché, diventa una commovente lettera d’amore di una madre a sua figlia, una testimonianza di speranza.

Patierno ha avuto l’intuizione perfetta decidendo di intrecciare immagini di repertorio con filmati e fotografie private della Marino. Un lavoro di associazioni ed evocazioni raffinato che il montaggio di Renata Salvatore ha saputo “cucire” con maestria facendo affiorare in quel racconto apparentemente privo di emotività (la scrittura non ha sbavature) tutte le emozioni che questa vicenda racchiude al suo interno.

 E’ il racconto della storia vera di Fuani, una giovane donna che, a causa di una forte depressione, è un film bellissimo, e fondamentale, per come indaga i luoghi oscuri del disagio psichico attraverso i fotogrammi e i frammenti, le parole e le emozioni di un’esistenza fragile, illuminandoli con il racconto di una insperata resurrezione che porta con sé la speranza. Il film, come il libro da cui è tratto, scritto appunto da  Fuani Marino (nella foto), è bellissimo, ed è fondamentale: perché può servire a tante persone che, in tanti modi, possono sentire qualcosa di simile a Fuani, ad aprirsi, a capire qualcosa di sé, a chiedere aiuto. Perché la cosa più brutta per chi soffre un disagio psichico è di non poterne parlare.

La storia di Fuani è piena di segnali. Come quel momento della sua vita, da adolescente, in cui trascorre del tempo da una compagna di classe, con una madre che soffre di depressione, sta in vestaglia e non esce mai. Come il momento in cui la madre si sente male, e ha un’ischemia. Ma è soprattutto il padre che incide nella vita di Fuani. “L’ombra del padre è determinante” spiega Patierno. “La madre in qualche modo le sta dietro. Ma il padre è un personaggio emblematico. Secondo me è importante che un figlio abbia dei genitori risolti, non dico felici, ma sereni con se stessi. A volte genitori insoddisfatti e infelici, anche loro malgrado, sfogano la loro infelicità sui figli. Il padre di Fuani, da questo punto di vista, è anche inconsapevolmente responsabile di un certo stato d’animo della figlia”.

Il libro Svegliami a mezzanotte, che Fuani decide di scrivere, è un racconto terribile, ma è soprattutto un gesto politico una rivendicazione per chi soffre di disturbi psichici. “È un gesto politico nella sostanza» afferma il regista. 2Il disagio psichico è ancora un tabù: si fa difficoltà a parlarne anche all’interno di una famiglia. Lo so perché mi è capitato di vederlo. La persona che soffre ha difficoltà a parlarne non solo all’esterno, ma anche all’interno. Questa cosa ti uccide. Perché non hai nessun con cui confrontarti, senti un pregiudizio, se non un giudizio. E questo può dare la spallata definitiva”.

 

Photo: Danilo Donzelli (Illibraio.it)