In parete con i ragazzi autistici: la sfida di mamma Sara

La 36enne Avoscan, ex campionessa italiana di arrampicata, oggi insegnante impegnata anche con i ragazzi con disabilità: «Questo sport li stimola tanto a relazionarsi e a fidarsi degli altri»

Attaccata alla parete come un ragno, che sale, forte e deciso. Solo che “il muro” è una falesia in dolomite e il ragno in questione è una dolcissima mamma, si chiama Sara, ha gli occhi verdi chiari carichi di sogni e speranze e ha la leggerezza di chi sente nell’anima di appartenere a quell’inospitale luogo che però lei chiama casa.

Una vita in verticale per Sara Avoscan, atleta e alpinista, istruttrice e tracciatrice d’arrampicata Fasi, maestra di scuola, ma anche (soprattutto) moglie e neo mamma della piccola Lia. Da sempre Sara è in una costante ricerca della serenità, risultato di un equilibrio fisico e mentale che lei trova solo con i piedi staccati da terra mentre arrampica in parete o scala montagne. Una passione ed un richiamo irrefrenabile che, con grande caparbietà e agilità, oltre a una eccezionale forza di dita, polpastrelli, spalle e dorsali d’acciaio, la portano ad essere semplicemente la versione migliore di sé stessa. «L’arrampicata sportiva è stata il mio primo grande amore: ho iniziato a scalare su roccia in falesia a 12 anni e non ho più smesso!» ama dire di sé oggi 36enne.

Quando nasci nell’Agordino e vivi a Falcade, paesino nel cuore delle Dolomiti, è facile amare questi luoghi unici al mondo e sentire il richiamo della natura. Arrampicarsi significa quasi voler abbracciare quei monti che hai visto e vissuto fin dai primi giorni di vita. Meno facile, anzi difficile è resistergli: «Amo la sensazione di libertà che mi regala la roccia a contatto con la natura e mettermi alla prova su tutti i terreni. Negli anni ho scalato il più possibile per accumulare più movimento e esperienza senza mai dedicarmi, per il momento, ai “super lavorati”. All’attivo il mio curriculum vanta vie lavorate fino all’8c+ lavorato e vie a vista fino all’8a+, per un totale di circa 480 vie dall’8a in su».

Classe 1989, Sara si è scoperta campionessa a quasi 18 anni quando ha iniziato, quasi per sfida, in quel lontano 2007 a gareggiare. «Ho partecipato al circuito FASI per gioco, ma poi mi sono trovata a far parte della Nazionale Italiana per un po’ di anni. Le gare non erano la mia passione, presto le ho abbandonate per seguire i miei veri sogni verticali, ma sono state comunque un importante tassello nella mia crescita personale come arrampicatrice».

Tra i suoi maggiori successi due bronzi (2007 e 2018) e un argento ai Campionati italiani, l’oro nel 2010, argento e più volte di bronzo in Coppa Italia così come a Chamonix nel 2010 finalista in Coppa del Mondo. L’arrampicata sportiva è fisicità ma anche grande forza mentale: «La testa è il pilota, è fondamentale, l’ho vissuto sulla mia pelle. La serenità la trovo con l’equilibrio in tutto ciò che sono e che faccio nella mia vita, dal lavoro alla famiglia e alla mia passione, certamente non è facile».

La mente che remava contro l’ha indotta a lasciare le gare per un po’ di anni: «Sono passata dal divertimento all’avere troppa pressione delle gare, non mi divertivo più. A Chamonix in Coppa del Mondo arrivo in finale e lì il buio, bloccata dal mio cervello. Anche poi a dicembre al Campionato Italiano a Torino ricordo che la parete sembrava mi opprimesse, guardavo solo per terra. Ci ho provato per altri due anni, poi ho lasciato a malincuore. In seguito ho conosciuto il mio compagno Omar che mi ha dirottato all’alpinismo e dove compagni di cordate abbiamo scalato vie molto difficili realizzando sogni importanti qui sulle mie Dolomiti. Ho lavorato su di me per anni per ritrovare equilibrio, nel 2018 sono tornata alle gare di arrampicata e ho fatto pace con me stessa, divertendomi e ritrovando un ambiente più umano e amichevole».

Sara cresce, matura, si laurea, sposa Omar, ha una figlia nel 2023. La vita cambia, meno performance e più ricerca del benessere interiore: «Ho imparato a rallentare, staccare la mente, a respirare meglio, a vivere l’arrampicata come un momento solo mio e dedicato a me, come se fosse una piccola ribellione ai tanti quotidiani impegni. Con l’arrampicata sono una persona più viva e accesa. Io e l’arrampicata ci siamo trovate, e come tutti i grandi amori ci sono gli alti e bassi, con i momenti no e momenti speciali, per me è stato uno strumento di crescita personale». Chiodi, ganci, corde, catene, due dita a tenere salda la vita su di una parete con uno strapiombo sotto i piedi, un meteo che detta le giornate e il non rischiare mai più del dovuto: l’arrampicata passione di vita, tanto da provare a trasmetterla ai propri alunni, strumento formativo: «I bambini di oggi non hanno più grande rispetto e amore per la montagna, anche se vivono come me in un piccolo paesino circondati da cime stupende ed immense. Non osservano e non apprezzano ciò che li circonda, forse i genitori non glielo trasmettono. Dal 2014 sono un’insegnante di scuola primaria, non perdo l’occasione per promuovere la montagna, così porto le mie classi a scalare durante le ore di educazione fisica. Come insegnante di sostegno negli anni è stato attivato anche un servizio di integrazione scolastica facendo provare l’arrampicata sportiva a ragazzi con diverse disabilità, compresi ragazzi autistici. A loro serve per gestire la parte emotiva e incentivare le relazioni con gli altri, l’imparare a fidarsi perché c’è qualcuno che da sotto gli sta tenendo la corda, così come a collaborare se sono loro ad assicurare qualcuno. È un forte stimolo, l’essere in difficoltà per questi ragazzi è un’importante sfida. È stato anche molto inclusivo riuscire a volte ad inserirli insieme ai normodotati».

Il futuro nei suoi pensieri, anche per la piccola Lia: «Spero che mia figlia apprezzi ciò che ha intorno e spero che nella vita trovi una forte passione che le faccia battere forte il cuore, qualsiasi essa sia, non deve essere per forza l’arrampicata e la montagna».

Sara Avoscan grazie al suo notevole curriculum alpinistico e d’arrampicata sportiva, molto attiva a offrire la bellezza della montagna e dell’arrampicata ai giovanissimi e, in particolare alle persone affette da problematiche dell’autismo, patologia che ha studiato a fondo frequentando anche un Master in materia, sarà premiata dal Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (Gism), a Champlouc (Ao) oggi quando si terrà la premiazione della 4° Premio d’Alpinismo “GISM – Spiro Dalla Porta Xidyas”.

a cura di Cesare Monetti, sabato 14 giugno 2025
Fonte: www.avvenire.it