Tutto nasce dalla definizione concepita dal linguista ed educatore Maori, Keri Opai: si allontana, così, dalla visione occidentale dell’autismo.
È un modo diverso di approcciare l’autismo quello raccontato sui social da Il Giornale delle Belle Notizie. Nella cultura Māori, è chiamato “Takiwātanga” che si traduce come “nel suo tempo e nel suo spazio“. Questo termine è stato coniato dal linguista ed educatore Māori, Keri Opai, nell’ambito di un glossario destinato all’uso della lingua Māori nei settori della salute mentale e delle disabilità. La parola riflette una prospettiva che si allontana dalla visione occidentale dell’autismo, e riconoscendolo invece come un modo unico di vivere il mondo. È un approccio profondo e significativo, che abbraccia la neurodiversità con “aroha” (amore) e “manaaki” (cura).
Fonte: Superabile.it
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