Diabete, il pancreas artificiale fai da te

Negli Usa, in attesa dell'approvazione della Food and Drug administration, si diffondono i pancreas artificiali fai da te
Negli Usa, in attesa dell’approvazione della Food and Drug administration, si diffondono i pancreas artificiali fai da te

Usa verso il lancio del pancreas artificiale, nel frattempo in molti ricorrono al bricolage hi-tech

I makers colpiscono ancora, questa volta nel campo della salute. Costruire in casa un pancreas artificiale è possibile. Lo dimostra un reportage pubblicato dal Wall Street Journal che racconta la storia di Jason Calabrese, un ingegnere software californiano che, con il consenso del medico curante, ha costruito per il figlio Andrew, che soffre di diabete tipo 1, un pancreas artificiale seguendo le istruzioni open source di un progetto scaricato da internet. Il dispositivo, che accompagna il bambino anche a scuola, nello zainetto insieme ai libri, è stato realizzato modificando un microinfusore per insulina collegato con un computer via wi-fi ad un sensore in tempo reale dei livelli di glucosio di ultima generazione. Non si tratta di un caso isolato. Si stima che solo negli Usa siano almeno una cinquantina le persone che avrebbero messo insieme i pezzi di dispositivi come questo, programmandoli per funzionare per se stesse o per i propri cari.

Sebbene ancora non sia in commercio, si tratta di un progetto allo studio da decenni e denominato, appunto, pancreas artificiale o sistema a circuito chiuso, reso possibile dalla avanzamento della tecnologia e dalla disponibilità di sensori per la misurazione della glicemia in tempo reale e alla portata di chi è esperto di tecnologia. Del resto anche la Food and Drug Administration, l’ente Usa deputato all’approvazione dei farmaci e dei dispositivi medici – l’equivalente della nostra Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco – ha preso come un preciso impegno la rapida approvazione di dispositivi di questo tipo. È ovviamente più sicuro aspettare la fine dei test dei dispositivi in attesa di autorizzazione, come il dispositivo della Medtronic che ha concluso nei mesi passati i test clinici o quello della Johnson & Johnson che li inizierà quest’anno, piuttosto che provvedere da soli nell’attesa. La costruzione di dispositivi come questi, però, indica in realtà l’esistenza, contemporaneamente, di un rischio ed un’opportunità che partono entrambi dalla disponibilità di tecnologie in grado di essere in applicate a basso costo in campo medico. Il rischio è l’assenza di una sperimentazione clinica che provi l’efficacia e la mancanza di pericolosità di questi dispositivi, come avviene invece in quelli di tipo commerciale. L’opportunità è che questo fenomeno acceleri l’applicazione industriale e la messa sul mercato ufficiale di dispositivi a basso costo basati su nuove tecnologie che contribuiscano a migliorare la qualità della vita di persone con malattie dismetaboliche o che richiedano somministrazione costante di sostanze o farmaci in base alla misurazione in tempo reale di marker fisiologici.