Quale lavoro per la generazione dei precari

(Internet)
Generazione di precari

La situazione dei giovani in Italia è ancora drammatica

Se la ripresa economica sta ripartendo lentamente, la ripresa del mercato del lavoro resta molto lontana.

Infatti,  nonostante un lieve calo del tasso di disoccupazione, la situazione per gli italiani rimane ancora drammatica.

In particolare ne risentono i giovani: come ha riscontrato anche l’ Ocse nel suo Rapporto annuale, la disoccupazione giovanile in Italia ha superato il 40%, e più di 1 giovane su 5 tra i 15 e i 25 anni non è né occupato né cerca lavoro (Neet). E il 52,5% degli under venticinque italiani ha un contratto di lavoro precario.

Il Rapporto Ocse

I lavoratori precari

Le notizie non sono buone neppure per chi ha mantenuto il lavoro, con la stagnazione o il calo del reddito reale.

E il 70% dei lavoratori vive una sfasatura tra la loro occupazione e la loro formazione, con qualifiche ben più alte del lavoro che svolgono, che spesso non ha nulla a che vedere con gli studi effettuati.

«L’eccessivo affidamento al lavoro temporaneo è dannoso per le persone e l’economia» spiega l’Ocse. «I lavoratori con questi contratti si trovano spesso ad affrontare un grado di precarietà più elevato e le imprese tendono a investire meno nei lavoratori assunti senza un contratto fisso».

Le politiche da attuare

Un meccanismo che rischia di deprimere la produttività e lo sviluppo del capitale umano, tutto ciò sta provocando un calo di motivazione e lo spreco di risorse. E la generazione attuale rischia di avere ancora di meno a fine carriera, secondo le prospettive del Censis.

Anche se la tendenza della disoccupazione nel 2015 sarà al ribasso, secondo l’Ocse i governi devono dare la priorità alle misure per l’occupazione e la formazione delle persone.

Servono inoltre politiche in grado di regolare meglio il mercato dei contratti, che portino a una riduzione del gap tra garantiti e non garantiti, con una rete di protezioni sociali più ampia e politiche attive per il mercato del lavoro.

Del resto, anche l’ Unione europea boccia l’Italia a causa dei lavoratori precari e poco qualificati.

Secondo la Commissione, infatti, se il Paese investisse di più in borse di studio per la formazione professionale e per l’università, l’impatto sarebbe positivo sull’occupazione giovanile, con un’offerta di impiego di maggior qualità e durata.