Economia Collaborativa, le linee guida dell’Unione Europea

Dalla Commissione Europea le linee guida per l'economia collaborativa
Dalla Commissione Europea le linee guida per l’economia collaborativa

La Commissione ha pubblicato la sua agenda per aiutare i consumatori, le imprese e le PA degli stati membri ad impegnarsi in questo settore in forte crescita

Anche a Bruxelles si guarda con interesse alla collaborative economy, l’economia collaborativa, ovvero ai nuovi modelli d’impresa che stanno rapidamente conquistando i mercati globali. Il vicepresidente della commissione e commissario al lavoro, la crescita, agli investimenti e alla competitività, il finlandese Jyrki Kaitanen, e Elżbieta Bieńkowska,  commissaria polacca al mercato interno, all’industria, all’imprenditoria e alla piccola e media impresa, hanno infatti presentato, l’agenda europea sull’economia collaborativa che vuole armonizzare il patchwork di interventi che i singoli stati stanno attuando per promuovere e regolare il settore e creare un mercato unico entro possa continuare a svilupparsi senza squilibri nell’Europa a 28 e competere a livello globale. L’iniziativa, che rientra nell’ambito della Strategia del Mercato Unico europeo lanciata nell’autunno dello scorso anno, è ritenuta decisiva per assicurare crescita economica e creazione di posti di lavoro in tutti gli Stati Membri l’Unione Europea.

Cinque macroaree  per lo sviluppo delle piattaforme collaborative: libertà d’impresa, garanzie ai consumatori, concorrenza, diritti dei lavoratori e fisco semplice e chiaro

Linee guida europee per l’economia collaborativa sono intese ad offrire la corretta applicazione delle norme europee e sono organizzate secondo cinque macroaree.

In primo luogo la Commissione chiede ai governi nazionali di decidere che tipo di accesso al mercato va garantito, ed in questo senso la commissione invita i governi a lasciare la massima libertà d’azione all’idea imprenditoriale. Questo significa che, per esempio, gli imprenditori dell’economia collaborativa debbano ottenere licenze o autorizzazioni pubbliche solo quando sia strettamente necessario in relazione all’interesse pubblico del settore in cui operano. Oppure che non ci possano essere attività vietate a prescindere se non come ultima risorsa regolamentare o che le piattaforme collaborative non possano essere regolamentate se sono semplicemente intermediarie tra il consumatore ed un’offerta di servizi già esistenti, come ad esempio trasporti o alloggi. Inoltre i governi devono distinguere tra chi offre servizi occasionalmente e chi svolge questa attività come prevalente e come professione, ad esempio stabilendo distinzioni basate su livelli effettivi di attività.

Il secondo aspetto su cui, a detta di Bruxelles, gli Stati devono intervenire è stabilire la certezza della responsabilità in caso di problemi. Per la Commissione Europea le piattaforme collaborative non dovrebbero responsabili per informazioni che conservano per conto di coloro che offrono i servizi. Dovrebbero invece essere responsabili per ogni servizio che offrono loro stesse, come i servizi di pagamento. La commissione incoraggia, inoltre, le piattaforme di collaborazione a continuare ad adottare azioni volontarie per la lotta contro contenuti illeciti on line e per accrescere la fiducia dei consumatori nell’economia collaborativa.

Poi, i singoli Stati Membri dovrebbero garantire il massimo livello di protezione dei consumatori da pratiche commerciali sleali, ma senza creare obblighi vessatori per chi offre servizi solo occasionalmente.

Secondo l’Unione Europea, inoltre, occorre fare attenzione ai rapporti di lavoro, anche se questo tema è in larga parte di competenza nazionale e sia regolamentato a livello europeo dalla giurisprudenza e dagli standard sociali minimi dell’Ue. Si dovrebbe cioè tenere conto di diversi criteri, come il rapporto di subordinazione con la piattaforma cooperativa, la natura del lavoro e la retribuzione per stabilire chi sia un lavoratore dipendente della piattaforma e chi no.

Infine, un tema cruciale per qualsiasi impresa: la normativa fiscale da applicare. Qui la commissione chiede agli stati di non creare condizioni di tassazione agevolata che possano creare squilibri sul mercato in termini di concorrenza con altri settori, ma di semplificare e rendere chiara l’applicazione della fiscalità alle piattaforme collaborative. Queste ultime dovrebbero a loro volta rendere trasparenti le loro attività economiche ed agevolare la riscossione delle imposte.

Le dichiarazioni dei Commissari competenti

“Un economia europea competitiva richiede innovazione – ha dichiarato il vicepresidente Kaitanen – sia essa nell’area dei prodotti o in quella dei servizi. Il prossimo unicorno europeo potrebbe germogliare dall’economia collaborativa. Il nostro ruolo è incoraggiare un contesto normativo che permetta lo sviluppo nuovi modelli di business proteggendo i consumatori ed assicurando giuste tassazioni e condizioni di lavoro”.

“L’economia collaborativa – ha aggiunto la commissaria Bieńkowska – è un’opportunità i consumatori, gli imprenditori e gli investitori, a patto di far le cose per bene. Se permettiamo che il nostro Mercato Unico sia frammentato a livello nazionale come a livello locale, l’Europa corre un enorme rischio di fallire i propri obiettivi. Oggi abbiamo fornito delle linee normative per le autorità pubbliche e gli operatori del mercato per uno sviluppo equilibrato e sostenibile di questi nuovi modelli d’impresa. Invitiamo gli Stati Membri a rivedere le proprie regolamentazioni alla luce di queste linee quida e siamo pronti o supportartli in questo processo”.