Disabilità non significa inabilità ma semplicemente adattabilità!

Disabilità non significa inabilità ma semplicemente adattabilità! La riflessione di Vincenzo Crispino in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità.

Oggi, 3 dicembre, la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, istituita dall’Onu nel 1992, non può limitarsi a una mera ricorrenza formale. È un monito pressante per ridefinire radicalmente il linguaggio e l’approccio alla diversità, garantendo diritti e piena cittadinanza a circa un miliardo di persone nel mondo. Una realtà che ci impone di andare oltre l’attenzione di un solo giorno: per innescare un cambiamento profondo e sistemico è necessario un salto di qualità culturale e operativo, capace di abbandonare la mentalità riparatrice per abbracciare quella progettuale, demolendo le barriere invisibili del pregiudizio.

L’intersezione tra salute, contesto lavorativo e vita sociale definisce il campo di prova della nostra vera civiltà. Ed è proprio in questo crocevia che diventa imprescindibile operare una rivoluzione linguistica: la parola “disabilitànon deve più essere percepita come sinonimo di “inabilità“, ma al contrario come la più alta e ammirevole espressione di adattabilità e diversa abilità del genere umano.

Questo principio trova la sua massima espressione nel mondo del lavoro, dove il datore di lavoro e il medico competente rivestono una responsabilità etica e normativa cruciale come custodi della piena integrazione. Nel quadro della tutela della salute e della sicurezza prevista dal Decreto Legislativo 81/2008, il medico del lavoro assume un ruolo particolarmente delicato e decisivo: non solo effettua la sorveglianza sanitaria, ma interpreta il lavoro come spazio di cittadinanza attiva ed inclusione. A lui spetta il compito complesso di garantire che ogni persona possa lavorare in sicurezza, definendo misure di prevenzione aggiuntive, predisponendo accomodamenti ragionevoli e indicando procedure specifiche che consentano a ciascun lavoratore di operare nella massima dignità e nel pieno rispetto delle proprie caratteristiche professionali, sociali ed umane. La sua funzione non si esprime attraverso un giudizio di idoneitàstatico”, ma tramite una continua opera di rimodulazione del lavoro sul lavoratore, attraverso prescrizioni e limitazioni personalizzate, adattate alle peculiarità di ciascuno. Un compito che richiede non solo competenza scientifica, ma sensibilità, responsabilità etica e una visione moderna, capace di valorizzare le potenzialità della persona prima ancora che i vincoli della mansione specifica. Il datore di lavoro, insieme al medico competente e a tutte le figure della prevenzione, diventa così un vero architetto dell’integrazione, responsabile non solo della sicurezza, ma della possibilità concreta per ogni persona di contribuire pienamente e con continuità al mondo del lavoro. Perché le persone che convivono con una disabilità sono spesso tra le più forti della nostra comunità, testimoniando una resilienza e una creatività che rappresentano una lezione universale.

Una società è davvero forte non solo quando si limita a proteggere i suoi membri, ma quando li mette attivamente nelle condizioni di esprimere la loro massima potenza. Solo abbracciando l’adattabilità e la diversa abilità come valori centrali potremo costruire una società realmente equa, innovativa e completa.

Vincenzo Crispino, Responsabile di branca in medicina del lavoro dell’Asl di Salerno e medico competente del Dea Vallo della LucaniaAgropoli

Fonte: www.superabile.it

Foto: by Cooperativa Sociale Integrata Matrioska – Roma (www.coop-matrioska.it)