Una protesi controllata dalla mente

(Internet)

Un dispositivo osteointegrato è stato creato in Svezia

Per la prima volta al mondo una protesi robotica, controllata da interfacce neuromuscolari, è stata realizzata in Svezia dal team di ricercatori della Chalmers University of Technology.

L’accessorio scheletrico è stato creato grazie alla cosiddetta osteointegrazione, una tecnologia per protesi di arto introdotta dal professore Rickard Brånemark e dai suoi colleghi (Max Ortiz Catalan e Bo Håkansson).

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine.

Il primo paziente 

Nel gennaio 2013 un camionista dal braccio amputato ha ricevuto l’impianto di una nuova protesi, con un collegamento diretto per ossa, nervi e muscoli.

Al paziente, a cui la protesi è stata controllata tramite elettrodi applicati sulla pelle, è stato dato un sistema di controllo sul dispositivo  che è direttamente collegato con il proprio sistema nervoso.

Il tutto mediante elettrodi impiantati nei nervi e nei muscoli, come interfacce del sistema di controllo biologico in grado di registrare i segnali neurali e trasmetterli alla protesi, dove verranno finalmente decodificati e tradotti in movimenti.

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Il paziente è anche uno dei primi al mondo a prendere parte al tentativo di acquisire le sensazioni a lungo termine tramite la protesi.

Infatti l’impianto è un’interfaccia bidirezionale, che può anche essere utilizzato per inviare segnali dal braccio protesico al cervello (feedback sensoriale).

Si cercherà così di verificare il grado di adattabilità dell’impianto alle diverse variabili del suo difficile lavoro sul camion (guidare, scaricare, portare i pesi).

Una tecnologia innovativa

Il team è entusiasta del nuovo dispositivo, che può aprire nuovi scenari per la vita lavorativa e quotidiana dei pazienti amputati.

“Questa tecnologia rappresenta un passo decisivo per un controllo più naturale delle protesi artificiali” spiega il Dott. Max Ortiz Catalan.

“È  l’anello mancante che consentirà a sofisticate interfacce neurali di controllare in maniera stabile e duratura protesi altrettanto raffinate”.