Commercio Equo e Solidale: cos’è?

Alcuni prodotti del Commercio Equo e Solidale
Alcuni prodotti del Commercio Equo e Solidale

Purtroppo, a tutt’oggi buona parte degli scambi commerciali fra il Nord e il Sud del mondo sono caratterizzati dallo sfruttamento sia della manodopera, che delle risorse naturali. In quest‘articolo di alcuni mesi fa avevamo parlato dello sciagurato fenomeno del land-grabbing, ovvero della terra che viene sottratta agli agricoltori del Terzo Mondo dagli affaristi occidentali. Fortunatamente ci sono organizzazioni che si prefiggono l’obiettivo di commerciare con il Sud del mondo in modo più equo: questo tipo di commercio è descritto in inglese dal termine “Fair Trade” e in italiano dal termine “Commercio Equo e Solidale”. I principali tratti distintivi del Fair Trade sono: prezzi equi; ambienti di lavoro salubri; sostenibilità ambientale; democrazia nei processi di lavoro.

Prodotti acquistati a prezzi più alti

Vediamo più in dettaglio come funzionano le transazioni del Commercio Equo. Le organizzazioni comprano i prodotti del Terzo Mondo pagando un prezzo più alto di quello che usualmente pagano i grossisti, senza contare che a volte, come detto, i produttori locali vengono depredati delle loro risorse senza alcuna contropartita. Una parte del sovrapprezzo va ai produttori, un’altra parte viene impiegata in opere di utilità sociale, come pozzi e pompe dell’acqua. I contadini, gli artigiani, ecc. che lavorano per il Commercio Equo e Solidale sono organizzati democraticamente e spesso si riuniscono in assemblee per prendere le decisioni più importanti. Altri due aspetti molto importanti sono l’evitare il lavoro minorile e il rispetto dell’ambiente: vengono, ad esempio, evitate la coltivazione intensiva della terra e l’uso di agenti chimici come pesticidi e fertilizzanti chimici.

Tutti i prodotti

Le buone pratiche ambientali spesso si ripercuotono anche sulla qualità dei prodotti. Il cacao del Ghana, le banane delle Filippine, gli ananas della Costarica importati tramite il Commercio Equo e Solidale sono generalmente di qualità superiore rispetto agli altri prodotti.

Produzione d'ananas in Costarica
Produzione d’ananas in Costarica

Altri tipici prodotti alimentari del Commercio Equo e Solidale sono il caffè, il tè, lo zucchero di canna, la quinoa, il miele, la camomilla, la menta, il pepe e la cannella. Un discreto volume di scambi riguarda anche i prodotti artigianali: tra gli item più venduti abbiamo piccoli e grandi oggetti di arredi, oggetti per la cucina, tovaglie, posate, vestiti, incensi.

La World Fair Trade Week

Recentemente a Milano si è svolta la World Fair Trade Week, un importante evento con convegni ed esposizioni al quale hanno partecipato centinaia di rappresentanti del movimento dal Nord al Sud del Mondo. Di tale evento, che per certi versi si contrappone all’ Expo, abbiamo parlato estesamente in quest’articolo.

La critica: esclusi i produttori più poveri?

Per completezza, riportiamo anche alcune critiche che vengono mosse a questo sistema. Rebekah Hebbert, in un articolo scritto sul sito mercator.net, afferma che in realtà il Commercio Equo taglia fuori i produttori del Terzo Mondo più poveri, danneggiando anche il loro mercato. Per avere il marchio “Fair Trade”, un prodotto deve essere controllato e certificato dall’organizzazione Flo-Cert, che verifica la conformità a determinati standard di qualità, le tasse di certificazione che, come scrive la Hebbert, “possono costare migliaia di dollari”, escludono dal Commercio Equo e Solidale i contadini più poveri, ovvero quelli che avrebbero più necessità di prezzi equi. Non solo: una maggiore produzione da parte dei contadini affiliati al Commercio Equo e Solidale, porta chiaramente ad una diminuzione dei prezzi offerti agli altri contadini. Secondo la Hebbert quindi, in sostanza, il sistema del Commercio Equo aiuta i produttori poveri ma non quelli poverissimi.