Il benessere aziendale come fattore di rafforzamento dell’identita’ personale/relazionale.
Possiamo considerare come in ogni persona esiste una domanda di identificazione ed un bisogno di differenziarsi. L’identità personale non si delinea soltanto come un riconoscimento di sé ma anche come un riconoscimento da parte degli altri.
Ognuno nel rapporto con gli altri ottiene conferma, rifiuto o negazione.
L’identità personale è la percezione di sé come essere distinto da altri, in quanto portatore di un insieme di caratteristiche diverse dal prossimo. In questo concetto viene recuperato il valore positivo attribuito alle “differenze”.
È possibile sperimentare la nostra specificità attraverso l’esperienza con gli altri, con l’attenzione a non annullare la propria identità specifica e unica.
Il concetto di costruzione dell’identità viene affrontato da Erikson definendo l’importanza dell’educazione e della formazione per la costruzione della stessa mediante uno stimolo costante proveniente dal mondo sociale circostante (famiglia, scuola, amicizie e lavoro).
Acquisire conoscenze e competenze contribuisce al riconoscimento di sé e alla costruzione dell’identità personale.
L’identità è chiarita e mantenuta nel tempo in modo dialogico (rapporto io-tu). Realizziamo la nostra identità soltanto tenendo ben presente l’altro dal quale abbiamo bisogno di riconoscimento continuo, attraverso il dialogo ed il confronto ci si accorda su valori e significati, in un rapporto di reciprocità, evitando l’annullamento da parte dell’altro.
Anche l’ambiente lavorativo funge da contesto relazionale all’interno del quale il senso di identità e di autostima può essere rafforzato, quando esistono dei rapporti basati sull’autentica reciprocità, sul rispetto delle differenze nonché su stili di relazione e di comunicazione assertiva.
Anche Taylor riconosce l’importanza della relazione con le persone “significative” per l’espressione della propria identità:
“Per definire noi stessi abbiamo bisogno di relazioni” (Taylor, 1999).
L’Analisi Transazionale definisce come struttura relazionale funzionale e sana quella basata sulla posizione esistenziale IO sono OK – Tu sei OK (Eric Berne, 1961, AT e Psicoterapia. Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971), dove ciascun componente della relazione viene rispettato e riconosciuto nella sua unicità e nelle reciproche differenze.
Nell’accogliere il disabile in un percorso di inserimento lavorativo tutti questi aspetti devono sussistere per facilitare e rafforzare il senso di identità sociale che la persona disabile sta costruendo, a completamento dell’idea di se’ percepita.
Importante inoltre, nel percorso di inserimento lavorativo, favorire un ambiente lavorativo positivo che accompagna il disabile nel nuovo processo di autonomia, consapevolezza, empowerment personale ed auto-affermazione.
Maslow (1954) affronta il processo di costruzione dell’identità nella “piramide” dei bisogni, laddove parla di bisogni di appartenenza, di stima/considerazione ed infine quelli di autorealizzazione.
Quando parla dei bisogni di stima, Maslow sottolinea la differenza tra: bisogni di stima da parte di altri e bisogno di autostima.
Nei primi si intende il desiderio di essere rispettati, apprezzati, riconosciuti e valorizzati dagli altri. Il secondo si riferisce al bisogno personale di sentirsi autonomi e competenti. Quest’ultimo concetto è strettamente connesso a quello dell’empowerment.
Va quindi ricordato che un ambiente deprivato di stimoli non crea motivazione nelle persone.
E’ fondamentale quindi, in un contesto di inserimento lavorativo, fare un’analisi del clima Aziendale e valutare con attenzione il team all’interno del quale la persona con disabilità sarà inserita, affinché possano i colleghi rappresentare uno stimolo nel rafforzamento della sua identità in termini positivi e non di svalutazione di sé.
L’analisi del clima interno o aziendale permette di rilevare eventuali situazioni di criticità reali o percepite che possono influenzare negativamente il benessere aziendale, intervenendo con azioni correttive, ove necessario.
Tale analisi permette di monitorare ed intervenire sulle dinamiche di gruppi disfunzionali e favorire le azioni opportune per recuperare un senso di coesione, di coinvolgimento, di condivisione e di appartenenza, fondamentali per rafforzare positivamente il senso di identità personale e relazionale.
Jean Paul Sartre afferma che è “nello sguardo dell’altro io trovo il mio sé”.
Si sperimentano frequentemente scenari in cui la comunicazione è ricca e gratificante (comunicazione assertiva) , positiva per la costruzione di sé e per l’autostima ma altrettanto spesso la comunicazione rischia di essere non solo non favorevole ma addirittura dannosa (ad. es. lo stile di comunicazione aggressivo) .
Il senso di autostima è il perno attorno al quale ruota l’intero processo di sviluppo della personalità e può quindi rivelarsi in modo armonico e sano soltanto nel caso in cui questa sia positiva, diventa perciò indispensabile evitare quelle comunicazioni che inducono l’individuo a diffidare di sé e a dubitare del proprio valore.