Il design “al maschile” negli spazi di lavoro penalizza le donne

Design al maschile
Design al maschile

Spazi progettati da uomini, per uomini

Il design “al maschile” negli spazi di lavoro penalizza le donne. Lo dice anche la chief operating officer di Facebook, e racconta alla stampa di come abbia avuto bisogno del bagno mentre stava convincendo alla firma gli investitori di una società di private equity di Manhattan. Nessuno sapeva dove fosse il bagno delle donne, o addirittura se ce ne fosse uno su quel piano. Si era scontrata con un problema di poco conto, ma al tempo stesso pernicioso: gli edifici e i prodotti – involontariamente o no – riflettono i loro committenti e progettisti. A meno che non si prendano misure per evitare questa situazione, progettiamo e realizziamo le cose a nostra immagine. Una partner della società di design Clear Design Lab, riflette sul tema in un suo recente post sul blog «Il mondo è progettato per gli uomini». Un sondaggio tra le aziende di design industriale ha registrato che tre quarti dei dipendenti erano uomini, con molte donne impiegate in funzioni amministrative. Il Royal Institute of British Architects dice che meno del 15 per cento dei suoi membri sono donne. Secondo Kay Ely, i pregiudizi erano insiti nella natura stessa dei prodotti progettati e «nell’impatto di avere un numero limitato di voci nelle stanze in cui vengono prese le decisioni relative alla progettazione».

Anche per la sicurezza nelle auto il collaudo è al maschile

Si scopre che la sicurezza delle auto è stata testata usando i parametri fisici tradizionali del maschio occidentale medio, non della donna media. Uno studio della University of Virginia che ha preso in analisi un decennio di incidenti stradali al 2008, ha trovato che i conducenti di sesso femminile hanno riportato ferite più gravi rispetto agli uomini nel 47 per cento dei casi. Le normative statunitensi sono state cambiate solo nel 2011, scrive Kay Ely. Uno studio del 2016 condotto da un gruppo di medici della Stanford University ha scoperto che gli assistenti intelligenti, come Siri di Apple, potrebbero rispondere a particolari tipi di traumi o violenze personali, ma non di stupro o violenza sessuale. In Gran Bretagna la baronessa Martha Lane Fox, lanciando lo scorso anno la sua «Tech Charity» DotEveryone, ha sottolineato che le prime applicazioni rese disponibili per la salute e il monitoraggio e del fitness non includono il supporto in caso di mestruazioni, perché «non c’era nessuna donna nel team di progettazione».  Alcune discrepanze dovute all’impatto del design sulle donne rispetto agli uomini possono verificarsi anche in altre occasioni sul posto di lavoro. Per affrontare questo problema, un importante punto di partenza è, forse, accettare che se le cose sono progettate da un particolare gruppo dominante, esse dovranno anche essere progettate per lo stesso gruppo dominante.

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