Camerun: una storia di accoglienza

Una storia di accoglienza

Maria Antonietta Mastrangelo

Famiglie nigeriane accolgono decine di migliaia di camerunensi in fuga
Incredibile storia di accoglienza di persone fuggite dal Camerun, ne parla Vita, dove è in corso un esodo silenzioso che ha già provocato 437mila sfollati interni e 30mila rifugiati nella vicina Nigeria. Le persone sono state accolte dalla comunità locale nelle proprie case e nei propri villaggi, spiega l’ong Medici senza frontiere. Ecco alcune storie
Quando il “Terzo mondo” accoglie gli sfollati interni e i rifugiati
Sono decine di migliaia le persone attualmente in fuga dalle violenze nelle regioni del nord-ovest e sud-ovest del Camerun, alla ricerca di protezione in Nigeria meridionale, nello stato di Cross River,dove prima ancora che nei campi profughi, sono stati accolti nelle case delle comunità locali.
A tal proposito Medici Senza Frontiere (MSF) ha avviato una risposta emergenziale per fornire assistenza sia ai rifugiati, che alle comunità che li ospitano (anch’esse molto povere).
Questo esodo poco conosciuto, è incominciato dopo l’acuirsi di tensioni politiche che hanno portato alla proclamazione di uno stato indipendente da parte delle forze armate secessioniste e alla conseguente reazione dell’esercito nazionale.
Malgrado il protrarsi delle violenze, la risposta da parte della comunità internazionale è stata esigua sia in Camerun, dove l’accesso alle organizzazioni umanitarie è gravemente limitato, sia in Nigeria.
Da oltre più di un anno si perpetra una crisi politica in Camerun che ha spinto molte persone ad attraversare il confine e ad entrare in Nigeria.
L’aspetto sorprendente e degno di essere evidenziato, è chei nigeriani sono stati straordinariamente ospitali con le comunità camerunensi, come spiega Elisa Capponi, promotrice della salute di MSF nello stato di Cross River.
L’attuale situazione dei migranti sfollati e rifugiati del Camerun
Attualmente si contano 437.000 persone sfollate nelle regioni sud-occidentale e nord-occidentale del Camerun,in gran parte fuggite in mezzo alle foreste dove vivono in condizioni precarie, senza adeguato accesso a ripari, cibo, acqua e servizi sanitari.
E’ in tale contesto che MSF supporta le strutture e lo staff medico locale, in particolare nelle aree rurali e periferiche dove i picchi di violenza impediscono alle persone di raggiungere le cure.
Sono invece 30.000 i rifugiati che hanno trovato riparo nello stato di Cross River, inNigeria,dove il 75% di essi sono costituiti da donne, bambini o anziani, affetti da problemi medici legati alle difficili condizioni di vita.
Quando i primi rifugiati camerunesi hanno iniziato ad attraversare il confine verso la Nigeria, dipendevano completamente dall’aiuto degli abitanti dei villaggi locali, le cui condizioni erano già molto complesse (ricordiamo che, anche la Nigeria rappresenta un punto nevralgico, crocevia per i trafficanti di droga e di esseri umani, le cui forze militari sono ad essi colluse, oltreché rappresentare una delle nazioni più povere tra quelle africane).
Grazie però alla vicinanza geografica e ai legami storici tra le due aree, i rifugiati sono stati bene accolti.
Le persone hanno incominciato una migrazione interna, attraversando il confine e non possedendo nulla, come testimonia Augustine Eka, un uomo nigeriano che ha ospitato i rifugiati dal Camerun nella propria casa nel villaggio di Amana.
Queste popolazioni hanno deciso di accoglierli, di lasciarli vivere nelle loro case, nonostante le grandi difficoltà e la povertà.
Tutte le comunità nello stato di Cross River sono ospitali e gentili con i rifugiati provenienti dal Camerun. Lo scorso anno hanno ospitato più di 100 profughi nella loro comunità: uomini, donne e bambini.
Fidelis Kigbor è uno dei rifugiati che vivono a casa di Augustine.
Egli è fuggito dal Camerun il 1° ottobre 2017, giorno in cui le forze secessioniste dichiararono l’indipendenza, affermando che in quel periodo viveva con la sua famiglia a Mamfee, dove svolgeva attività agricola.
Questo giovane aveva costruito lì la sua casa, ma in seguito alla guerra è stata distrutta. Quando lui e la sua famiglia sono arrivati nel villaggio di Amana, gli abitanti li hanno accolti, anche se non avevano molto da offrire loro.
Fidelis spera di tornare in Camerun, ma sa che non sarà facile.
Egli desidera ritornare nel suo paese quando le cose andranno meglio ma avrà bisogno di aiuto per ricostruire la sua vita, conclude.
Mentre alcuni dei rifugiati vivono ancora nei villaggi al confine nigeriano insieme agli abitanti del posto, altri sono stati trasferiti in campi per i rifugiati.
Uno di questi è il campo di Adagom, gestito dall’UNHCR.
Questo campo è stato costruito a metà agosto 2018. A dicembre, c’erano già più di 6.400persone.Gmoltee Bochum, 31 anni è uno di questi, con il suo bambino di due anni, testimonia che in Camerun viveva a Bamenda.
Quest’uomo era un ingegnere informatico e un insegnante, mentre ora non sa quando finirà la violenza nel suo paese, ma afferma che purtroppo sa di aver perso tutto.
Gmoltee Bochum ora vive con la sua famiglia in questo campo rifugiati, anche se la vita all’interno di questi centri è dura. Essi vivono tutti insieme in una tenda molto piccola.
Per il dottor Precious Mudama, che opera nelle cliniche mobili di MSF nello stato di Cross River, i bisogni medici di queste persone sono enormi.
Le équipe mobili di MSF visitano in media 120-150 pazienti al giorno, di cui l’80% sono rifugiati e il 20% membri delle comunità ospitanti.
Prima dell’arrivo di MSF, la situazione era drammatica, il sistema sanitario locale era allo stremo e mancavano personale e materiali per prendersi cura delle persone.
In particolare Lydia, 40 anni, è una rifugiata camerunese che ha trovato riparo nel campo di Adagom. Ha perso il fratello e due sorelle mentre fuggivano dal Camerun. Ora vive in una tenda con il marito malato e i loro sei figli. La donna racconta di essere stata male per molto tempo, accusando forti dolori addominali.
Quando è arrivata al centro di accoglienza di Adagom, Lydia ha sentito che MSF forniva assistenza sanitaria gratuita, quindi ha deciso di andare dal medico e chiedere aiuto.  L’hanno visitata e l’hanno fatta recare in ospedale gratuitamente.
La donna è grata dell’assistenza medica di MSF perché afferma che senza il loro aiuto, probabilmente sarebbe morta, mentre ora è guarita e ricongiunta alla sua famiglia.
Le azioni dei Medici Senza Frontiere
Le attività di MSF nello stato di Cross River sono iniziate con la costruzione di 4 pozzi, 27 pompe manuali e 52 latrine nei distretti di Obanliku e Boki.
In particolare nel luglio 2018 sono state avviate anche le attività mediche, con una clinica ambulatoriale presso il Comprehensive Health Centre (CHC) di Ikom, per fornire cure alla comunità ospitante e a quella dei rifugiati.
Oggi MSF gestisce sei cliniche mobili nei distretti di Obanlinku, Boki, Ikom, Ogoja e Etung. Da fine luglio a metà novembre le loro équipe hanno condotto 3.890 visite.
Per quanto concerne la profilassi e cura delle malattie si osserva che in quei territori la maggior parte dei pazienti è affetta da malattie respiratorie e cutanee, come la scabbia, legate alle difficili condizioni di vita.
Vi sono poi le malattie croniche come ipertensione e diabete, la malaria, endemica nel paese, e pazienti che necessitano di interventi chirurgici.
In Camerun sud-occidentale e nord-occidentale, MSF supporta inoltre anche i centri sanitari e gli ospedali distrettuali di Buea e Bamenda per garantire cure mediche di base e di emergenza.
Altre attività sono consistite nell’istituzione di servizi di ambulanza, donate forniture mediche e logistiche e preparato piani per grandi afflussi di feriti in diverse strutture sanitarie.
Infine tra le numerose attività svolte da MSF, anche quella relativa alla formazione degli operatori sanitari locali,nella fattispecie nelle aree rurali e periferiche,dove i picchi di violenza impediscono a molte persone di accedere alle cure, gestendo cliniche mobili a Buea, Bamenda e precedentemente a Kumba.
Questo racconto dimostra dunque come a dispetto delle innumerevoli informazioni ingannevoli, ancora una volta le statistiche svelano i dati reali, i quali narrano fatti completamente diversi dalle retoriche populiste e dalle propagande nazionaliste, che vedrebbero l’”invasione straniera” in Italia e in Europa.
I dati concreti ci raccontano una verità completamente diversa, suffragata dai numeri: ben l’83% delle migrazioni avvengono all’interno degli stessi territori afflitti dalle guerre, dalla povertà, dalle carestie, dai mutamenti climatici, che impongono gli spostamenti interniagli stessi continenti considerati “Paesi Terzi”,quegli stessi che fino agli anni ’80 venivano denominati “Terzo mondo”.
Anche a Sud del mondo dunque, si conosce il senso della solidarietà e dell’accoglienza, pur nella povertà, si praticano le buone prassi, ormai “sconosciute” nei paesi del benessere.