Musicoterapia: Progetto “Suona con me” – destinato a bambini e bambine con paralisi cerebrale infantile

La musicoterapia non è solo uno tra gli interventi riabilitativi più efficaci per i bambini con una disabilità neuromotoria, ma lo è anche per i loro genitori, migliorando di gran lunga l’interazione con i propri figli. Ne è consapevole la Fondazione Ariel che proprio in questi mesi promuove il progetto “Suona con me”, destinato a bambini e bambine con paralisi cerebrale infantile tra gli 8 mesi e i 5 anni, con l’obiettivo di porre rimedio alle lunghe liste di attesa del Sistema Sanitario Nazionale per poter accedere a sedute di questa importante strategia terapeutica.

Una recente ricerca, condotta dall’Università dell’Arizona e pubblicata dalla rivista “Journal of Family Comunication”, dimostra come la musicoterapia non sia solo uno tra gli interventi riabilitativi più efficaci per i bambini con una disabilità neuromotoria, ma lo è anche per i loro genitori, migliorando di gran lunga l’interazione con i propri figli.
In questi bimbi, la musica crea un linguaggio espressivo, composto di sonorità, melodie e armonie, capace di guidare, assecondare, accompagnare, approvare, dando un senso e associando un significato a ogni movimento, come camminare, correre, vocalizzare, e perfino stare in silenzio o aspettare uno sguardo. In particolare nei più piccoli, si crea un dialogo in grado di precedere e andare oltre la parola, suscitando il desiderio di ascolto, che può essere stato perduto a causa di una patologia o di difficoltà relazionali e comunicative. Tutto ciò stimola le aree ritmiche del cervello, potenzia le risposte motorie e i riflessi e aumenta la loro capacità di attenzione, che in questi casi è spesso compromessa.
Oltre quarant’anni di osservazioni sul campo hanno permesso di appurare che ogni persona è un “corpo vibrante, e che l’ascolto, alla base di ogni relazione, è un gesto intenzionale che interessa l’intera persona. La musicoterapia, infatti, ha il potere di coinvolgere il bambino a trecentosessanta gradi, il suono, raggiungendo il corpo mediante la risonanza corporea, fornisce un’esperienza sensoriale, affettiva, motoria e cognitiva, in grado di sollecitare la regione corticale e subcorticale del cervello.
Il metodo riabilitativo, in particolare secondo l’approccio umanistico, mette al centro il bambino, la sua famiglia e le relazioni, offrendogli strumenti adeguati di comprensione e di condivisione di quanto avviene dentro il gioco. La musica ha il potere di far scoprire ai piccoli pazienti il mondo come un luogo bello, accogliente e piacevole, facendo loro dimenticare le prime esperienze di ospedalizzazione e di dolore.
Suono e musica fanno parte della vita di ciascun individuo fin dal ventre materno, il battito cardiaco, il ritmo respiratorio e la voce materna parlata e cantata sono stimoli che vanno a formare un vero e proprio imprinting sonoro musicale, in base al quale i bambini nascono con una “competenza a comunicare”. La musicoterapia ha il potere di fare accrescere tali capacità.
Photo: Dottoriroma.it