Dal 1994 è attivo il numero verde 800.011.110, per ascolto e sostegno delle persone fragili

L’Afipres  (Associazione Famiglie Prevenzione Suicidio) ha attivato dal ’94, il numero verde 800.011.110, per aiutare in quel momento di smarrimento è diventato irrinunciabile anche per chi ha bisogno solo di una parola di conforto. Un’associazione nata in seguito alla morte di un giovane violinista, Marco Saura, e che oggi è diventata una realtà che lavora ogni giorno sulla prevenzione del suicidio.

Livia Nuccio presiede l’Associazione, l’ha intitolata al figlio Marco, scomparso a soli 23 anni, decidendo di spendere tutta la sua vita per chi, a causa della depressione, vede nel suicidio l’unica strada percorribile.

Marco era un giovane violinista che soffriva di una forma di depressione per la quale prendeva dei farmaci che gli procuravano tremore – racconta lei stessa -, non consentendogli di tenere in mano il suo amato violino. Una carenza affettiva verso il suo strumento che giorno dopo giorno è diventata insopportabile, tanto da fargli decidere di togliersi la vita. Allora la depressione non veniva curata con la psicoterapia, ma con i farmaci che avevano conseguenze devastanti“.

Sfavillante si annunciava il futuro di Marco, un primo violino con una menzione speciale per la musicalità dal Teatro Santa Cecilia di Palermo.

Nasce anche l’Ambulatorio psicologico online che l’”Afipres Marco Saura” ha attivato, attraverso il numero 340.0552032, con a sede Cruillas, quartiere periferico della città di Palermo, l’Afipres, con i suoi laboratori creativi, musicali e di animazione, così i ragazzi riescono a evitare la strada e abbassare quei livelli di stress che generano disagio e fragilità psichica, preludio a comportamenti autolesionisti e suicidari.

Un’età media di 40 anni quella di chi si è rivolto durante la pandemia all’ Ambulatorio psicologico online, chiamando esprimendo in maniera ampia e condivisa uno stato di angoscia per qualcosa che sfuggiva alla comune comprensione. Particolarmente complicato, il periodo del lockdown, lo è stato per chi, a una condizione in cui la libertà era limitata negli spostamenti, aggiungeva anche un disagio pregresso personale.

 

 

 

Photo: Vita.it