27 settembre giornata mondiale del turismo: e quello accessibile?

Turismo per tutti

Viaggiare come conquista di vita indipendente

Il 27 settembre si celebra la giornata mondiale del Turismo. Se l’Europa è, l luogo più visitato dalla metà dei viaggiatori (si stimano circa 616 milioni di persone che hanno speso più di 400 miliardi di dollari, circa il 37 per cento del giro d’affari globale), il 2016 ha visto il Sud-Est asiatico incrementare più di tutti gli altri il numero di turisti. Corea del Sud, Giappone, Vietnam, India e Nepal sono stati i luoghi più ambiti, ma il vero primato è della Thailandia: non solo ha visto aumentare il numero degli arrivi. Anche l’Africa è tornata a essere una meta ricercata, dopo due anni in cui l’instabilità politica e la paura del terrorismo avevano convinto molti viaggiatori a cambiare meta. E così, l’appeal di luoghi da favola come i Paesi Sub-Sahariani, i grandi arcipelaghi dell’Oceano indiano e il Sudafrica ha attirato, di nuovo, tantissime persone nell’ultimo anno. Ma il turismo accessibile? Il diritto alla vita indipendente passa anche dal godimento del tempo libero e del viaggio. Per turismo accessibile si intende l’insieme di servizi e strutture in grado di permettere a persone con esigenze speciali la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà. Le persone con esigenze peculiari possono essere gli anziani, le persone con disabilità e con esigenze dietetiche o con problemi di allergie che necessitano di particolari comodità ed agevolazioni per la pratica del viaggiare. Assicurare l’accessibilità della ricettività, del trasporto e della mobilità, della ristorazione e del tempo libero – come ricorda il portale Italia Accessibile – si traduce nella necessità di creare un collegamento tra i vari servizi in modo da renderli realmente utilizzabili, senza discontinuità, offrendo alle persone che hanno bisogni speciali e alle loro famiglie un ampio grado di autonomia nella fruizione turistica.

 

Sempre più persone in viaggio

Secondo il report dell’UNWTO sono sempre di più le persone che si sono messe in viaggio nel 2016. Da sette anni il dato è in costante crescita e se la meta più visitata in assoluto è la Francia con quasi 83 milioni di turisti, l’Italia si colloca al quinto posto con poco più di 52 milioni, preceduta solo da Stati Uniti, Spagna e Cina. Tra le prime dieci destinazioni non ci sono paesi africani e solo la Thailandia tra quelli asiatici, eppure l’agenzia delle Nazioni Unite, ha stimato che da qui al 2030 saranno proprio le economie emergenti (dal Medio Oriente al Pacifico fino al Sud America) le scelte preferite di chi si sposta per piacere o per lavoro a scapito della cara e Vecchia Europa e del Nord America. Viaggiare significa creare un impatto anche su intere comunità locali, su territori con un particolare equilibrio ambientale e tutto questo ha un costo e un peso, se non lo si fa in maniera sostenibile. Non significa solo spostarsi con mezzi che inquinano meno, ma anche capire le ricadute della scelta di andare in un luogo o nell’altro.