La copertura pubblica dei farmaci in Italia è insufficiente

Copertura pubblica dei farmaci insufficiente
Copertura pubblica dei farmaci insufficiente

E’ così per il 35% degli italiani: lo registra il Censis

La copertura pubblica, per i farmaci è insufficiente. E l’83%  del campione degli intervistati dal Censis, pensa che il ticket penalizzi le persone malate. I dati arrivano dal Monitor Biomedico 2015 del Censis. Per il 35% degli italiani la copertura pubblica per i farmaci è insufficiente, mentre per il 79% sono troppi i medicinali per patologie gravi a carico dei pazienti. Cosa succede poi quando, grazie alla ricerca, si scopre un nuovo principio attivo? Ci vogliono in genere 15 anni di ricerca per arrivare a un tale risultato ma poi servono in media 427 giorni dopo l’approvazione a livello comunitario per arrivare all’uso effettivo (solo 109 nel Regno Unito).

L’indagine del Censis

L’indagine sottolinea che negli ultimi trenta anni l’aspettativa di vita è aumentata di 6,5 anni per le donne e di 8 anni per gli uomini, raggiungendo rispettivamente 85 e 80 anni in media. Nel tempo la sopravvivenza a molte patologie, acute o croniche, è migliorata significativamente, comportando una crescita continua nella domanda di cure sempre più efficaci. Secondo il 35,2% degli italiani, però, la disponibilità di farmaci garantiti dal Servizio sanitario nazionale è giudicata “insufficiente” (la percentuale sale al 53,8% tra le persone meno istruite); il 78,8% ritiene che sono troppi i farmaci necessari per patologie gravi a carico dei pazienti; l’83% pensa che il ticket penalizzi le persone malate; il 58% dichiara di aver subito un aumento della spesa di tasca propria per la sanità negli ultimi anni e il 65% indica proprio i farmaci come voce di spesa in aumento a carico delle famiglie. Per la ricerca sui nuovi medicinali, l’Italia è parecchio indietro rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Regno Unito e Germania: gli investimenti in ricerca e sviluppo promossi dall’industria farmaceutica in Italia ammontano infatti a 1,2 miliardi di euro, pari al 4,2% degli investimenti totali effettuati in Europa, mentre il numero degli addetti impiegati in tali attività è pari a 5.950 (il 5,5% del totale): nei principali Paesi europei si investono più risorse (in Germania il 19,1% degli investimenti in ricerca e sviluppo europei, il 18,1% nel Regno Unito, il 15,3% Francia) e si impiega un numero di addetti superiore (il 21,2% nel Regno Unito, il 18,8% in Germania, il 18,7% in Francia). La burocrazia nostrana, poi, allunga i tempi di accesso ai nuovi farmaci dopo che sono stati approvati a livello comunitario: 427 giorni in media, contro i 364 della Francia, i 330 della Spagna, i 109 del Regno Unito.

La povertà sanitaria in aumento

Dall’ultimo rapporto sulla povertà sanitaria del Banco farmaceutico emerge che 410.000 cittadini si sono rivolti alla fondazione per avere medicine gratis. Resta poi irrisolto il problema della sostenibilità dei costi a carico del Servizio sanitario per i farmaci di nuova generazione. Emblematico è stato il caso dell’anti-epatite C Sofosbuvir, di cui si è parlato molto sui media: il costo di un ciclo terapeutico è pari a 37.000 euro per le strutture pubbliche, ma lo stanziamento aggiuntivo del governo è stato finora di circa un miliardo di euro per due anni, sufficiente per 50.000 malati rispetto a un potenziale numero di malati stimati in circa 1,5 milioni di persone che hanno contratto il virus e a oltre 300.000 malati conclamati.