Gare al massimo ribasso: stop a Bologna

A Bologna stop alle gare al massimo ribasso
A Bologna stop alle gare al massimo ribasso

Una tutela per i lavoratori e per la qualità dei servizi

Gare al massimo ribasso: a Bologna uno stop a tutela dei lavoratori. Dopo le inchieste di Mafia capitale e di Aemilia, che ha aperto una visione inquietante sulla presenza della criminalità organizzata in Emilia Romagna, il Comune di Bologna cambia la strategia sugli appalti dicendo si all’emendamento che vieta gli appalti al massimo ribasso. Si impegna dunque a non emettere bandi di gara a evidenza pubblica che si basano su questo criterio e a non assegnare lavori attraverso procedure negoziate che prevedano offerte anomale al ribasso delle aziende selezionate. Lo fa attraverso un nuovo protocollo triennale, frutto di un’intesa con sindacati e associazioni di categoria. L’obiettivo dell’amministrazione è quello di “contrastare i rischi di infiltrazioni mafiose e di corruzione”, ma anche garantire tempi più rapidi, assicurare servizi, lavori e forniture di qualità, evitare concorrenza sleale e il ricorso al lavoro non regolare.

Un accordo che mette d’accordo tutti

Firmato da tutti i soggetti coinvolti (Comune, Cgil, Cisl, Uil, Unindustria, Alleanza delle cooperative, Cna, Ance e Confartigianato) il protocollo sarà in vigore dal 1 gennaio del 2016, prendendo il posto del precedente siglato nel 2005. Un segno concreto che un altro modo di lavorare, rispettoso della qualità dei servizi e della dignità del lavoratore, è possibile.

Sono quattro i punti chiave su cui si poggia l’intesa: legalità, trasparenza e lotta alla corruzione; tutela del lavoro e dell’occupazione; tempi certi per l’iter di aggiudicazione e per il pagamento delle aziende; e infine sostegno alle imprese di qualità.
Nelle undici pagine del documento si esplicita l’intenzione di privilegiare il parametro dell’offerta economicamente più vantaggiosa per gli affidamenti relativi ai servizi . Con l’impegno a favorire “l’adozione dello stesso criterio anche negli affidamenti di lavori e forniture”. Per il capitolo trasparenza viene  promessa la realizzazione di uno strumento per rendere chiari tutti i passaggi delle gare e tutte le informazioni fondamentali, come il numero dei lavoratori coinvolti, le categorie e le mansioni previste. Si tratta di “una piattaforma in cui sarà possibile accedere a una mappatura degli appalti e delle concessioni, costantemente aggiornata”.

Oltre il jobs act?

L’occupazione, come è ovvio, rimane una questione centrale sulla quale la voce dei sindacati non si è fatta attendere. Come già accaduto negli accordi integrativi di alcune aziende (Lamborghini e Ducati ad esempio) anche nel nuovo codice sugli appalti pubblici viene oltrepassato il Jobs act, in particolare per quanto riguarda il mantenimento dei diritti e della retribuzioni nei cambi di gestione. “Il Comune – si legge sulla stampa in questi giorni – si impegna ad inserire quale condizione di esecuzione dell’appalto, nei bandi di gara di affidamento di servizi da riaffidare, la clausola sociale di salvaguardia di riassorbimento di manodopera per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici”. In questo modo, le imprese subentranti dovranno assumere i lavoratori dipendenti che lavoravano nell’azienda uscente, a prescindere dal contratto nazionale di riferimento. Un vincolo richiesto a gran voce da Cgil e Cisl, che ora cantano vittoria. “Qui la recente normativa sul tema del lavoro – hanno commentato dalla Cgil di Bologna – diventata purtroppo legge dello stato, è stata neutralizzata. A dimostrazione che il tema non è quello di abbassare i diritti e le tutele di chi, tra l’altro, ne ha sempre avuti molto pochi, ma di creare buona e stabile occupazione”.