Un testamento per il dopo di noi, depositato in Tribunale
Il testamento pedagogico per il dopo di noi è uno dei drammi che i genitori di figli con deficit cognitivi si trovano ad affrontare: temono che essi siano rinchiusi in Istituto quando loro non ci saranno più. Vorrebbero, invece, che continuassero a seguire quel percorso di sviluppo cognitivo e affettivo che hanno cercato di garantire loro nel corso della vita per renderli il più possibile indipendenti e integrati nella società. Così, a garanzia del «dopo di noi», alcune famiglie di persone con disabilità intellettiva hanno deciso per la prima volta di esprimere questa volontà con un atto formale: un «testamento pedagogico» insieme al supporto dell’equipe di pedagogia speciale dell’Università di Bologna, con tanto di deposito in Tribunale.
Lo sviluppo cognitivo non può essere bloccato
Gli esperti si sono confrontati sull’opportunità di scrivere e far depositare un vero e proprio testamento. «Sono famiglie che hanno cercato di assicurare ai propri figli una vita il più possibile autonoma e serena, creando le condizioni per potenziare lo sviluppo cognitivo del ragazzo, il suo inserimento a scuola e nel mondo del lavoro, sollecitandolo ad avere relazioni con gli amici, a svolgere attività nel tempo libero – ha detto alla stampa Nicola Cuomo, docente di Pedagogia speciale presso il Dipartimento di scienze dell’educazione “Bertin” dell’Università di Bologna – . Oggi, grazie ai progressi scientifici sappiamo che le possibilità di sviluppo cognitivo non si arrestano a una determinata età, ma il percorso di crescita continua per tutto l’arco dell’esistenza se ci sono adeguati supporti pedagogici, educativi, didattici. Per questo, i genitori vogliono che anche “dopo di loro” i figli usufruiscano di questi contesti culturali, scientifici e di cura che non avrebbero se fossero ricoverati in istituto che, oltre a costare moltissimo, è un luogo dove la vita è uguale per tutti». L’obiettivo di questi genitori è quello di cercare di assicurare le stesse possibilità di apprendimento e inclusione.
Compiti estesi per l’amministratore di sostegno
Esiste già da tempo la figura dell’ amministratore di sostegno – che si occupa prevalentemente dell’amministrazione dei beni – una figura con una specifica formazione che continua a seguire le persone con disabilità in un percorso di vita. Grazie al testamento pedagogico, l’amministratore di sostegno – così come delineato dalla Legge 6 del 9 gennaio 2004 – non dovrà agire solo e in ambito burocratico ed economico, ma acquisirà il compito di assicurare alle persone con deficit quegli interventi utili per consentire loro uno sviluppo cognitivo e affettivo permanente. Questo è anche il principale elemento di novità rispetto alla legge che ha istituito questa figura. La persona con deficit sarà così messa in grado di portare avanti quel percorso di potenziamento delle proprie facoltà cognitive – cominciato in presenza dei genitori – grazie al supporto di un amministratore di sostegno formato e accompagnato da un’équipe scientifica.