Nuovo Piano per le non autosufficienze

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Piano per le non autosufficienze

 

La ripartizione dei fondi

Nuovo Piano per le non autosufficienze: il Tavolo interministeriale ha approvato il documento, arrivato in Conferenza Stato-Regioni il decreto di riparto del fondo 2016. Alle regioni vanno 390 milioni, i restanti 10 al ministero del Lavoro. Si può quindi finalmente dire che il nostro paese ha un Piano nazionale per le non autosufficienze, è stato appena approvato in sede di tavolo interministeriale composto da ministeri dell’Economia, del Welfare e della Salute, insieme ad associazioni, sindacati ed enti locali. E sarà sottoposto ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e quindi trasformato in decreto per la firma di ministeri interessati. Come è organizzato e che ripercussioni avrà il Piano? Esso contiene i criteri per la misurazione dello stato di bisogno delle persone gravemente disabili e non autosufficienti. Le scale di valutazione in esso raccolte, elaborate dai vari membri del tavolo di lavoro, serviranno per ripartire, dal prossimo anno in poi, il Fondo per la non autosufficienza, oggi distribuito dalle regioni solo in base al criterio della popolazione residente.

Le dichiarazioni della portavoce del Tavolo Interministeriale

“Ci sono, in questo momento, regioni che ancora devono spendere il fondo del 2010, mentre altre che hanno esaurito le risorse dello scorso anno e sono in difficoltà”, spiega alla stampa e riportato da Superabile.it la portavoce del Comitato 16 novembre, in prima linea nella battaglia che ha portato all’elaborazione del Piano, ma anche all’aumento e alla stabilizzazione del fondo, oggi di 400 milioni. “Ancora troppo pochi. E nei giorni scorsi il Comitato ha ribadito, di fronte al viceministro dell’Economia Zanetti, la necessità di incrementarlo almeno del 50%. Se così non sarà, saremo costretti ad organizzare ancora presidi, dopo i 16 che fino a questo momento abbiamo realizzato”. Intanto però, la messa a punto del Piano rappresenta un passo avanti fondamentale “per evitare sperperi o impieghi inadeguati delle risorse e per monitorare costantemente ciò che le singole regioni fanno con le risorse del fondo”. Bene quindi il Piano, che “prevediamo aumenterà la platea dei beneficiari – afferma ancora Lamanna – ma restano alcuni punti da migliorare. Primo, è necessaria la compartecipazione delle regioni per almeno il 40%, necessaria per integrare il fondo e quindi coprire il bisogno. Secondo – continua Lamanna – abbiamo chiesto che la valutazione non sia fatta da uno specialista, ma da una equipe interdisciplinare. Intanto, però, incassiamo con soddisfazione il risultato: e ringraziamo quelle persone eroiche, disabili gravissimi, che con 16 presidi hanno voluto far capire cosa significhi vivere senza assistenza. E che sono pronte a fare altre battaglie, per ottenere che le risorse investite a questo scopo siano finalmente adeguate al bisogno”.

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