Un libro sulla cooperazione negli anni della crisi

Un nuovo libro sulla cooperazione sociale

 

Un libro sulla cooperazione negli anni della crisi arriva in un periodo caratterizzato da crescenti disuguaglianze, da una compromissione dei diritti sociali, e da un paese profondamente diviso sul tema dei migranti, dello Ius Soli, dove la solidarietà viene a volte tacciata e criticata di “buonismo”. Anni difficili esacerbati da inchieste giudiziarie che hanno lasciato morti e feriti anche tra la buona cooperazione. Come accaduto negli anni Settanta, periodo in cui le prime cooperative di solidarietà sociale sono state capaci di interpretare i cambiamenti economici, sociali e culturali che stavano attraversando il Paese, la sfida attuale della cooperazione sociale è quella di reinterpretare il proprio ruolo nella società, fornendo risposte innovative alle rapide trasformazioni che stanno interessando il nostro come altri paesi europei. In questo contesto, il contrasto della diseguaglianza e della povertà rappresenta una delle principali sfide e delle maggiori opportunità per la cooperazione sociale del futuro.

Un punto sulla cooperazione sociale in Italia

Sono passati venticinque anni dall’approvazione della legge 381 e di oltre quaranta anni dalla nascita delle prime cooperative. Da diversi anni la cooperazione sociale ha assunto rilevanti dimensioni economiche, imprenditoriali ed occupazionali. Le oltre 15.000 cooperative sociali attive sono un attore centrale nella rete dei servizi di welfare e svolgono un ruolo importante nel garantire l’accesso al mercato del lavoro a decine di migliaia persone svantaggiate. Negli anni della crisi, le cooperative sociali hanno fatto registrare performance estremamente positive, in netta controtendenza con il dato nazionale. Nel periodo 2008-2013, il valore della produzione è aumentato di circa 3 miliardi di euro ed ha raggiunto la soglia dei 12 miliardi, mentre gli occupati sono cresciuti di circa 50.000 unità, raggiungendo i 400.000 addetti rilevati a fine 2014, con positive performance anche nelle regioni meridionali. L’insieme delle cooperative sociali si presenta al suo interno molto eterogeneo. Accanto ad organizzazioni che operano in modo efficiente, sperimentano servizi innovativi capaci di rispondere ai nuovi bisogni e sono attente a preservare gli obiettivi di giustizia ed inclusione sociale, ci sono altre cooperative che hanno modelli organizzativi ed imprenditoriali fragili, si difendono dietro rendite di posizione ingiustificate, sono scarsamente innovative e spesso sono orientate a soddisfare più l’interesse dei membri che non quello dei beneficiari e delle comunità in cui operano. La ricerca “Le imprese sociali tra mercato e comunità”, di Andrea Bernardoni e Antonio Picciotti, si pone l’obiettivo di comprendere come – negli anni della crisi, delle crescenti diseguaglianze e delle profonde trasformazioni economiche e sociali – si stanno comportando le cooperative sociali. In particolare, gli autori si propongono di rispondere ad alcune importanti domande: quali sono le strategie che le cooperative stanno adottando negli anni della crisi? Con quali prodotti e servizi stanno rispondendo ai nuovi bisogni? Che rapporto hanno con il mercato e la finanza? Quali relazioni sviluppano nei territori e nelle comunità locali? Ed ancora, quali finalità perseguono? Gli autori sono partiti dall’analisi di numerose esperienze concrete, per cercare di rispondere a questi interrogativi con l’obiettivo di fornire una lettura originale, e non retorica, dei processi di innovazione che le cooperative sociali stanno realizzando. L’idea di fondo del libro è che la cooperazione sociale abbia tutte le caratteristiche per interpretare le trasformazioni in atto, divenendo uno dei protagonisti di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità economica, sociale ed ambientale. In particolare, la cooperazione sociale sarebbe capace di giocare un ruolo di primo piano per vincere alcune sfide, come: l’integrazione dei migranti; la costruzione di nuove filiere di servizi di welfare che puntino alla personalizzazione, l’utilizzo a fini economici e sociali dei beni confiscati alle mafie, la rigenerazione di spazi urbani, la valorizzazione dell’enorme patrimonio culturale di cui dispone l’Italia, la rivitalizzazione delle aree montane e rurali. I riferimenti sono: Andrea Bernardoni e Antonio Picciotti, Le imprese sociali tra mercato e comunità. Percorsi di innovazione per lo sviluppo locale, Franco Angeli, Milano, 2017.