Previsioni nere per le nuove linee guida per i bandi per le cooperative

 

Le previsioni nere delle coop: «Così si faranno avanti le realtà meno affidabili»

La circolare del Viminale che fornisce le linee guida per i nuovi bandi per l’accoglienza fa tremare le cooperative in città e in tutta l’Emilia-Romagna. Confcooperative e Legacoop sanno che dovranno rifare i conti con la calcolatrice e non nascondono la preoccupazione per un sistema che a 21 euro e 35 centesimi di base potrebbe saltare, lasciando nella peggiore delle ipotesi campo a quelle coop meno strutturate e abituate a «lavorare male, garantendo solo vitto e alloggio. Coop che lavorano al ribasso. Una zona d’ombra che metterebbe a repentaglio tutto il lavoro fatto fin qui».
La richiesta di un tavolo alla Regione
Preoccupazioni che spingono Legacoop a chiedere alla Regione di istituire un tavolo a gennaio tra le diverse istituzioni, dalle Ausl alle cooperative, e i 38 distretti «per fare il punto su quello che abbiamo prodotto fin qui grazie all’accoglienza e quello che rischiamo di perdere, non solo a livello sociale. Anche dal punto di vista economico, perché il prossimo problema sarà quello dei posti di lavoro». Quelle di Confcooperative, sono le coop sociali che gestiscono oltre il 60% dell’accoglienza in regione, a cui si aggiungono quelle di Legacoop, una decina. Per intenderci fa parte di Confcooperative, ad esempio, il raggruppamento temporaneo d’Impresa Arcolaio, che gestisce attualmente l’hub di via Mattei. Arcolaio aveva partecipato al bando oggi revocato assieme ad altre nove coop: un numero nettamente superiore a quello del bando passato, con appena tre cooperative. «Con le basi d’asta così basse — spiega Gianluca Mingozzi, responsabile Welfare di Confcooperative — tutti i servizi integrativi di inclusione saltano. E saltano nel peggiore dei modi. Le cooperative nella presentazione dei loro progetti dovranno infatti fare a meno dei corsi di italiano, della collaborazione di psicologi e di consulenti del lavoro. Tutta la parte su cui abbiamo investito fin qui, quella di rendere il richiedente asilo autonomo e formarlo per cercare un lavoro, non ci sarà più».

Ma non è l’unica preoccupazione per Confocooperative: «Si inizierà ad ospitare in prospettiva solo le emergenze, le vittime di conflitti, persecuzioni religiose e razziali. Ma c’è tutto un mondo che resta fuori. E crea insicurezza. In più, altra cosa da non sottovalutare, è il rischio che le cooperative più strutturare possano fare un passo indietro e se decidono di mollare il campo, la partita diventa rischiosa. Lavorerebbe chi con pochi soldi riesce a dare solo un posto letto, e un piatto a pranzo e a cena». Analoghe le preoccupazioni di Legacoop, che chiede alla Regione di poter istituire un tavolo «così, come ha già fatto in passato, sta nella cabina di regia di un monitoraggio importante». «Siamo preoccupati per tutto il sistema sociale, salta tutto. E in questi anni l’accoglienza nella nostra regione ha riavviato realtà destinate a morire: nel parmense — racconta Alberto Alberani di Legacoop sociali Emilia-Romagna — sono rinate botteghe di paese, sono stati riaperti i nidi. Ora, invece, il rischio è molto alto. Le coop affidabili potrebbero non ripresentarsi ai bandi. E il decreto sicurezza altro non diventerà che un incubatore di insicurezza, e la gente se ne renderà conto molto presto. Ci saranno tantissime persone per strada con nulla da fare».

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