Tutti a scuola: un progetto del Csv sul contrasto alla povertà educativa

Contrasto alla povertà educativa

 

Da Chiara Castri del Centro di Servizi per il Volontariato – Lazio riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Progetto Tutti a Scuola

Il circolo vizioso della trasmissione intergenerazionaledella povertà

In Italia il numero dei poveri assoluti (cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso) continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale. Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182%.Da circa un lustro, la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età, decretando i minori e i giovani come le categorie più svantaggiate(nel 2007 il trend era esattamente l’opposto). Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane. (Rapporto Caritas 2018 su povertà e politiche di contrasto).

Amartya Sen definiva la povertà: “L’incapacità di tradurre le proprie capacità in funzionamenti ossia quando non si ha accesso alle risorse necessarie per realizzare un livello di vita adeguato in una società e in un contesto specifico. O peggio ancora, quando le risorse per i funzionamenti sono così esigue da indebolire fortemente le capacità, come avviene, per esempio, quando un bambino non può andare a scuola, o la deve abbandonare, o è costretto a lavorare in età precoce, o quando la malnutrizione incide sullo sviluppo fisico e, in taluni casi, anche intellettivo”

La connessione della povertà materiale con la povertà educativa emerge da questa definizione, per il tramite dei concetti di “capacità”e di “funzionamenti”. Se è ormai accreditata l’ipotesi che il problema maggiore non sia la disponibilità di risorse, ma la loro distribuzione e che le disuguaglianze riproducano la povertà materiale, ancora non lo è altrettanto l’idea che le capacità individuali siano tanto dipendenti dal contesto di provenienza e dalla libertà, intesa come abilità sostanziale di scelta, cioè dalle condizioni che permettono di tradurre le capacità in funzionamenti.

La povertà educativa è un fenomeno complesso che non trova ancora una lettura condivisa e ritenuta soddisfacente e, in questo senso, sono molto importanti gli apporti che le sperimentazioni territoriali possono dare.

Il progetto Tutti a Scuola si propone di contribuire a una lettura contestualizzata del fenomeno, cercando di cogliere nella realtà sociale i segni della povertà educativa ed approcciando pragmaticamente agli adolescenti e alle famiglie che vi rimangono impigliate, per poi operare una riflessione su quanto sperimentato e contribuire quindi alla raccolta di dati che l’Impresa Sociale con i bambini sta avviando e al dibattito che ha aperto. L’Impresa Sociale Con i bambini, in collaborazione con la Fondazione Openpolis, infatti, ha istituito un Osservatorio sulla povertà educativa che cura una banca dati che dà conto anche delle realtà di quartiere, arricchendo quei dati aggregati solitamente a livello nazionale o, al massimo, regionale. Questo dettaglio di conoscenze potrà costituire una base per la programmazione locale di servizi ed opportunità

Il dibattito sulla povertà educativa, negli ultimi due anni, è stato suscitato grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria e gestito dall’Impresa Sociale Con i Bambini, che ha assegnato risorse, tramite bandi, per 120 milioni di euro l’anno per 3 anni, a partire dal 2016. Il Fondo è stato rinnovato nel 2019, pur se con minori risorse.

Tutti a Scuola è un progetto selezionato dall’Impresa Sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, sul bando adolescenza per il territorio della Regione Lazio.

Il contributo che Tutti a scuola vuole dare per spezzare il circolo vizioso di riproduzione della povertà educativa consiste nel contrastarne i meccanismi di riproduzione e nello stimolare le comunità locali ad assumere su di sé la dignità e la responsabilità di sentirsi “Comunità educante”.

Molti studi correlano la disponibilità di accesso alle risorse sociali e ai servizi la possibilità di non soggiacere a un destino segnato, quando si nasce in una costellazione che prevede già uno scivolamento verso la marginalità e l’irrilevanza sociale.

L’Unicef ha definito la povertà educativa minorile come quella situazione in cui i bambini “Sperimentano mancanza di risorse materiali, spirituali ed emozionali necessarie a sopravvivere, svilupparsi e prosperare”

Ma le determinanti della povertà educativa hanno ormai una genesi conosciuta:

  • struttura della famiglia: monogenitori o coppia con tre o più figli a carico
  • bassa intensità lavorativa
  • disoccupazione di lungo periodo/dequalificazione, riduzione di capacità e abilità
  • livello di istruzione
  • un genitore nato all’estero
  • abbandono scolastico

La povertà dei bambini tende a generare bassa istruzione e questa conduce a disoccupazione e bassi salari; lo stato di disoccupazione determina inevitabilmente un’atrofia delle conoscenze e un deterioramento di quelli che sono i general skills.Si parla di scarring effecto effetto cicatrice, secondo il quale, tra i migliori indicatori del rischio di un futuro stato di disoccupazione, vi è la pregressa storia di disoccupazione di un individuo.

Il Pilastro europeo dei diritti sociali afferma “I minori hanno diritto a essere protetti dalla povertà. I bambini provenienti da contesti svantaggiati hanno diritto a misure specifiche tese a promuovere le pari opportunità”. L’articolo 3 della nostra Costituzione ha posto questo principio a fondamento della democrazia italiana e in capo alla Repubblica il dovere di rimuovere “ogni ostacolo”.

Per contrastare la povertà educativa minorile occorre dunque agire con una strategia integrata e multidimensionale di lotta ai vari tipi di povertà basata su tre pilastri: l’accesso a risorse sufficiente, l’accesso a servizi di qualità; il diritto dei minori a partecipare alla vita sociale.

Se la società dà attenzione ai giovani, offrendo loro servizi adeguati, li spingerà ad aver cura, a loro volta, di se stessi e trans-attivamente, di coloro che se ne sono occupati, in un circolo virtuoso di solidarietà e responsabilità sociale che coinvolge tutti i cittadini. (La povertà minorile ed educativa, 2018).

Intendiamo quindi la povertà anche educativa, come mancanza delle opportunità di imparare, sperimentare, formarsi e sviluppare competenze cognitive, che produce una spirale che inevitabilmente conduce al peggioramento delle condizioni inziali in quanto corrode le capacità e in particolare quella di tradurre le capacità in funzionamenti.

Secondo la teoria dei giochi, nessun giocatore può tentare una strategia se non tenendo conto delle strategie altrui, ovvero, ogni essere vivente, quando deve prendere delle decisioni, lo fa sempre in modo interattivo: il risultato delle sue scelte, e quindi la sua soddisfazione, dipendono anche dal comportamento di altri.

Considerando l’adolescenza si immette un concetto di asimmetria che porta alle responsabilità educative. In un contesto sociale gli attori non sono tutti pari, gli adulti hanno specifiche responsabilità verso i minori e le policy possibili per contrastare la povertà educativa devono tenere conto sia della dimensione ineluttabilmente collettiva e conflittuale di un contesto sociale, sia della necessità di svelare le regole del gioco affinché tutti possano giocare le proprie opportunità, soprattutto gli elementi deboli.

Il progetto tutti a scuola propone di costruire le condizioni per rendere un contesto sociale adeguato a favorire la partecipazione al gioco dei soggetti in età evolutiva, con responsabilità, e mirando attivamente all’interruzione del circolo vizioso di riproduzione della povertà educativa.

Adolescenti fa rima con problemi, ma un problema ha sempre una soluzione. Per quanto riguarda la povertà educativa però, sembra che le soluzioni non possano esistere: la scuola dice che la famiglia non funziona, i genitori sono pronti ad aggredire i professori, i Comuni non hanno risorse e la Sanità è indubbiamente senza personale!

La diffidenza e la paura sono i sentimenti che sembrano dominare un contesto alle prese con la velocità crescente dei cambiamenti e con fenomeni sociali che appaiono sempre più estremi e inspiegabili, soprattutto quando riguardano gli adolescenti. L’isolamento sociale e la chiusura identitaria sembrano avere la meglio sulle dinamiche sociali più aperte e solidali.

Noi proponiamo una sperimentazione e la vogliamo misurare. Vogliamo attivare, intorno all’integrazione dell’offerta socio-culturale, una riflessione su come il contesto pensa gli adolescenti, quale spazio riserva loro e come le istituzioni possano aiutare a strutturare canali relazionali nei quali alimentare fiducia e apertura, disponibilità e integrazione sociale.

Che cosa pensano gli adolescenti, quali sono le domande alle quali non trovano risposta, le loro geografie del territorio, le risorse che sanno raggiungere per costruire il futuro? Come pensano di volerlo, un futuro?

Vogliamo sperimentare se, l’allenamento a pensarsi e ad agire come una comunità educante, possa migliorare la capacità degli adulti di conoscere, ascoltare e aiutare gli adolescenti, fino a ottenere un contesto dove i ragazzi, da qualunque ambiente provengano, sentano di saper cercare e di poter trovare le risposte che gli occorrono.

Tutti a Scuola è un progetto triennale che organizza attività per ragazzi tra gli 11 e i 17 anni e che coinvolge genitori, insegnanti e istituzioni a riconoscersi e ad agire come “comunità educante”.

La comunità educante è quindi protagonista e obiettivo del progetto. Il progetto Tutti a Scuola costruisce questa dimensione nei territori in cui opera, a partire dalle scuole che offrono i loro locali e la loro collaborazione per avviare gli “Spazi aperti”: spazi, luoghi e tempi, nei quali tutti i soggetti che hanno responsabilità educative, possano incontrarsi tra loro e con gli adolescenti stessi e cooperare per costruire insieme un contesto stimolante che sappia offrire opportunità di crescita.

Gli “Spazi aperti” all’interno delle scuole o nelle sedi delle associazioni, ospitano le attività del progetto e costituiscono una rete di protagonismo degli adolescenti. In questi spazi, sono disponibili risorse difficili da reperire altrove, come informazioni, contatti e operatori disponibili all’ascolto, al confronto e all’aiuto. Tre dimensioni, indispensabili ai ragazzi per crescere, che devono diventare prerogativa dell’intera comunità educante.

L’attivazione delle risorse relazionali insite nei legami di comunità è parte costituente della finalità del progetto, rappresenta la strategia per contrastare e sconfiggere la povertà educativa, quel meccanismo di impoverimento collettivo che colpisce i più giovani quando ha già permeato il mondo adulto, ma che nei giovani trova il più potente fattore di riproduzione.

A sostegno delle attività e dell’obiettivo ampio di mobilitare tutte le risorse delle comunità locali, intervengono alcuni meccanismi curati dal CSV Lazio, capofila del progetto. Sono le attività alle quali è stato assegnato il compito di tenere insieme, di costruire “il plastico” con i binari per i laboratori e le proposte formative, ma anche le stazioni nelle quali fermarsi, confrontarsi e governare insieme “gli scambi” per il viaggio successivo: ragazzi, insegnanti, genitori.

Queste stazioni sono i Laboratori di quartiere, attività che mettono insieme i cittadini e le istituzioni di un territorio al fine di ricostruire la fiducia reciproca e riflettere insieme sul modo in cui ci si rapporta all’adolescenza e agli adolescenti. Sono stati scritti i 10 diritti dei figli dei genitori separati, noi vogliamo scrivere i primi 10 diritti dei ragazzi che vivono nei contesti sociali della post-modernità.

Il progetto Tutti a Scuola ha dimensione regionale, parte da Roma ed arriva a Formia, percorrendo l’intero Centro-Sud della Regione Lazio. Il Terzo Settore è protagonista dell’integrazione dell’offerta di risorse socio – culturali per gli adolescenti.

Siamo 62 partner, ma Tutti a Scuola ha la grande ambizione di crescere e di coinvolgere altre associazioni, altre scuole, altri Comuni e di formalizzare per la Città Metropolitana di Roma una Rete di Scuolee per la provincia di Latina un Patto Territoriale, per il contrasto alla povertà educativa, mirati alla sostenibilità futura degli obiettivi di Tutti a Scuola.

Il soggetto responsabile del progetto è il CSV Lazio, che ha assunto questo ruolo per sostenere le molte piccole associazioni che compongono il partenariato del progetto. Un partenariato che scommette sulla conoscenza e il radicamento nei territori per dare vita a un cambiamento partecipato da tutte le comunità che sui territori convivono.

Per maggiori informazioni: tuttiascuola.teu@cesv.org